Nolan è il nome dato al suo progetto cantautorale solista da Gipo Gurrado, polistrumentista e compositore con più di un’esperienza nell’ambito della danza, del cinema e del teatro, con una predilezione particolare per quest’ultimo, dato il suo ruolo di direttore musicale della compagnia Quelli Di Grock, una tra le più importanti d’Italia.
L’amore per il teatro e per ambientazioni cinematiche è facilmente riscontrabile anche nei nove brani contenuti in “Secondi Fini Per Fare Le Ore Piccole”, il disco uscito per la Totally Unnecessary Records. Le canzoni sono infatti considerabili come dei monologhi che Gipo porta in scena, esplorando se stesso e la società, con tempi, interventi e variazioni difficilmente riscontrabili nella classica via cantautorale italiana. Allo stesso modo in più di un brano emerge anche l’influenza cinematografica, grazie a passaggi musicali che fanno dell’eleganza uno dei loro motivi principali (in questo senso ottima è la produzione dello stesso Gipo) e a testi capaci di evocare inquadrature e piani-sequenza.
La somma di questi elementi dà un risultato davvero eccellente, un disco che si lascia ascoltare e scoprire un po’ alla volta, raccontando storie d’amore, e non solo, da un punto di vista notturno e laterale, con la giusta dose di amara ironia, in grado di far riflettere su un ventaglio di emozioni e situazioni ben più ampio di quello legato direttamente alle canzoni. Per questo, oltre che per il legame con il teatro, uno dei nomi che può essere messo tra le principali influenze di Nolan è quello di Giorgio Gaber, assonanze che si riscontrano soprattutto in brani come “La strada opposta” o “Pedalo seduto”, in cui il senso di non adeguatezza e di spaesamento, sia a livello sociale che strettamente personale, che già fu del cantautore milanese riemerge riadattato al ventunesimo secolo. Le stesse sensazioni si ritrovano anche in altri brani, come ad esempio “La pazienza”, al di là dell’andamento più sostenuto, con echi di colonne sonore anni ’70, o “Inverno Veritas”, il primo brano in scaletta, il più “classico” del lotto.
Il sapore che rimane in bocca alla fine dell’ascolto è quindi quello dolceamaro che accompagna le riflessioni più profonde, un sapore sempre più raro da trovare in un disco oggi. Per questo Nolan e il suo “Secondi Fini Per Fare Le Ore Piccole” meritano grande attenzione; speriamo riescano ad ottenerla.