venerdì, Novembre 22, 2024

O.Children – Apnea – (Deadly People 2012 )

Dopo davvero innumerevoli  sventure che via via hanno colpito ogni membro della band e dopo una scampata deportazione del carismatico frontman  del quartetto londinese Tobi O’Kandi  , causa problemi burocratici sulla sua cittadinanza , gli O.Children rinascono dalle loro ceneri e dopo l’ingiustamente  inosservato omonimo disco uscito per la Deadly People nel 2010  , sfornano il loro secondo platter che trae la sua linfa vitale e la sua decadente bellezza dalla sofferenza con cui è stato creato.

Apnea  sublima attraverso sonorità cupe ed ancestrali tanto care agli amanti del sound a tinte oscure ;  in bilico costante tra suoni post punk e new wave  iniettate da un certosino lavoro sinergico tra lirico e melodico  .Non è difatti un caso che  il loro moniker sia  un puro omaggio ad un impolverato successo ottantino del nero barone Nick cave e non è neppure un caso che la loro estetica richiami usi e costumi di gothiche memorie . Soffermarci però sulle possibili derivazioni del sound di Tobi & Co. sarebbe davvero riduttivo in quanto la loro musica va oltre le barriere del sound di matrice darkwave e ben oltre una rielaborazione della stessa , mantenendo comunque tutti gli aspetti kitch e catchy della proposta.

Il disco si estende attraverso una peculiare ricerca del sound , curato al millimetro , totalizzante ed avvolgente. A differenza del suo predecessore Apnea buca il muro di gomma della decadenza e della sofferenza e stravolge tutti gli archetipi della costruzione musicale a cui faceva parecchio riferimento la band.Gli O.Children  chiudono così in un cassetto  sia l’estetica gestuale epilettica di Ian Curtis sia quella musicale – baritonale di Nick cave raggiungendo una personalità propria ed una certa originalità .  Ci si accorge subito così che il cantato sembra essere più sciolto  ed il baricentro della musica spostato verso una luce più tenue , calda e  senziente.

Anche la forma canzone è diversa e spezza le fredde gabbie concentriche nella quale precedentemente era rinchiusa. Holy Wood Chimera, inaugurano il disco mettendo subito  in risalto le loro grazie , attraverso una ricercata forma – canzone che fa dell’emotività la sua nenia principale. Sin dalle prime battute è di facile intuizione lo stravolgimento tecnico-melodico che ha vissuto la band . Sembrerebbe che paradossalmente la negatività dei fatti vissuti li abbia condotti attraverso un processo di maturazione emotiva  che implode in Holy Wood , rituale e sorniona ed esplode in Chimera , primo singolo estratto dal disco in questione , dall’anima più dinamica e complessa grazie alle tastiere e alla sua natura estremamente melodica.

I Know you Love Me , una delle tracce migliori del cd , si sgancia totalmente dal contesto dove la luce è il simbolo di salvezza . La traccia gravida di malinconia e decadenza attraverso sincopi oscure e deviate con  un interplay di  vocalizzi solisti e gospel. Swim e Solid Eyes scorrono liquide e livide attraverso rasoiate rasenti lo psychobilly e impalcature  gotico-romantiche dal retrogusto necromantico. Red Like Fire ci riconduce alle semantiche atmosfere della cult-Manchester di inizi ottanta quella dove la Factory Records sfornava band del calibro di Joy Division e A Certain Ratio. Condita da timbriche ed effetti praticamente perfetti la song mette a nudo la tecnica e l’importanza del chitarrista Gauthier Ajarrista talento di razza capace di deviare il sound degli O.Children molteplici identità e soluzioni , fuori dalla normalità e fuori dalle paludi del  trittico basso-batteria-chitarra .

I repentini cambi di rotta sono le fondamenta che costruiscono PT. Cruiser , The Realest e di Yours for You. La prima appare come un algida creatura dall’entità metallica mentre la seconda seduce e riconduce alle atmosfere british della Eighties New Wave  condita da ottimi riff muscolari e partiture pianistiche soggiogati da ritmi epilettici ed ossessivi. Yours for You per certi versi ci riconduce al sound forte e tossico degli Horrors anche se nella traccia a dire il vero sono le tastiere a prendere le redini di Apnea rubando totalmente la scena sia al sei corde che ai poderosi riff di Ajarrista.

Un occhio di riguardo va sicuramente ad Oceanside che  e si candida come traccia simbolo del  mutamento camaleontico del quartetto britannico. Nelle eclettiche sonorità del sound di quest’ultima si possono trovare , oltre che le sonorità già espresse precedentemente ,sonorità rasenti il soul che per certi versi richiamano quelle di Otis Redding , soprattutto nelle timbriche vocali e nella cadenza delle impalcature sonore .  Oceanside cambia radicalmente il punto di vista  della gothic –music cambiandone ogni dettaglio ed ogni sfumatura attraverso  un’estetica senza punti di riferimenti fissi . cercando costantemente rapporti e comprensioni con l’ascoltatore.

In conclusione poeti ed artisti del passato ci hanno spesso dimostrato che dalla tristezza l’arte ne trae forza ed anche Apnea nato da  molteplici situazioni sofferte e paradossali non è caduto nel liquido oblio della mediocrità ma dal suo fragile ne ha tratto un feeling romantico ed adolescenziale mai frastagliato nonostante la grande mole di sonorità presenti , complesso ma allo stesso tempo di facile assimilazione. Questo disco personalmente si candida ad essere il disco dell’anno ed ignorarlo sarebbe davvero perdere una facile opportunità di ascoltare qualcosa di genuino , magico e creativo.

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