E’ nel segno della ‘cospirazione’ che si snoda la nuova band progettata e ideata da Marco Campitelli (deus ex machina di DeAmbula Records e The Marigold), e chiamata Oslo Tapes (un cuore in pasto a pesci con teste di cane). L’album è prodotto e suonato da Amaury Cambuzat degli Ulan Bator e Faust, con l’intervento di musicisti come Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Gioele Valenti (Herself), il disco risulta il prodotto di una lucida coralità, o ‘ritratto di famiglia’ in cui compaiono molti dei musicisti che a vario titolo fanno – o hanno fatto – parte del roster dell’etichetta abruzzese. E’ nel suono oscuro che si annida il trait d’union di queste tracce, dove, per esempio, la plumbea reiteratività post di Crocifissione Privée e Imprinting incontra il caldo abbraccio di una ballad dolce e malinconica come Distanze, primo hit del lavoro.