Non esiste dannazione più perpetua della singolarità. Non esiste beatitudine più piacevole della singolarità. Ecco perché credo sia lecito palesare, sin da subito, l’utilità di ascoltare determinate cose. Foss’anche per verificare quanto tali glosse iniziali siano talmente sovrapponibili da risultare entrambe vere e verificabili.
Crocevia, l’ultima release degli Ovo (Stefania Pedretti e Bruno Dorella), è a prim’acchito un buon banco di prova per questo esperimento. Sentirsi talmente disorientati da non essere coscienti di quanto questo disco ci sia piaciuto o meno. Chiave di lettura che già il titolo sembra indicarci. Come dire: scegliere da che parte andare.
Ancora una volta per l’americana Load, a distanza di due anni da Miastenia, il duo vomita undici tracce di perdizione sonora incuranti dell’anatema melodico ed assolutamente elitarie. Le inflessioni tribali di una sezione vocale che parrebbe emulo del piccolo Gollum della celebre trilogia (forse più vicina agli oli consacrati in puro stile Gorgoroth) illuminano tutto attraverso una lente convessa che riesce ad aberrare le dinamiche free facendole convergere in uno stilema unico nel suo genere, capace di informare di se parecchia roba, a partire dalle inflessioni acid sludge dei labelmate Coughs. Grindcore e japanese wave noise, hardcore schizofrenico e pre-garage rock industriale fanno emergere, tutti insieme, le digressioni malate di un progetto che ha ormai sedimentato questo modo di far musica, che è per l’appunto, singolare.
Nessuna riserva dunque a parlare delle singole tracce anche se Crocevia è un disco che necessita di un ascolto completo. S’innalza , a mio avviso, il grindcore di Tiki 2010, in cui c’è persino del marcio primordiale Agaskodo Teliverek e Dead Elephant o il minuto e trenta scarso di Respiro in cui si sente Anna Barie (These are powers) che duetta con gli Aids Wolf. Per il resto, assolutamente OvO, nel bene e…nel male, soprattutto!