Negli ultimi anni il rock heavy psichedelico ci ha regalato band e dischi di qualità eccezionale: basti pensare ai Black Mountain, ai Black Angels o ai Dead Meadow, tutti gruppi capaci, chi più chi meno, di trovare visibilità al di fuori dei classici circuiti hard rock e di conquistare adepti di varia provenienza.
I Quest For Fire si pongono nella scia dei gruppi appena citati e cercano anch’essi un posto al sole, anzi in paradiso, dato il titolo del loro secondo album, Lights From Paradise. Potrebbero farcela, perché sanno scrivere ottime canzoni, seguendo le direttive classiche del genere ma instillandoci un tocco di garage e di irrequietezza, probabilmente dovuta ai trascorsi di Chad Ross ed Andrei Moszinsky nei Deadly Snakes, band che usciva per In The Red, etichetta che ama volumi e distorsioni fin dal nome. Non sempre però ci riescono, col risultato di avere un paio di pezzi (sugli otto totali) che spezzano il ritmo del disco, interrompendo il trip psichico che altrove invece riesce a decollare alla grande. Bisogna quindi superare la prima traccia, The Greatest Hits By God, che si dilata eccessivamente, per potersi calare davvero nel mondo dei Quest For Fire, basato su riff sporchi e aggressivi contrapposti col giusto peso ad aperture psichedeliche riuscitissime: le seguenti Set Out Alone e Strange Vacation sono infatti pezzi brevi e capaci di lasciare il segno, con una chitarra effettata che disegna linee spettacolari e, nel secondo caso, una batteria tribale avvolgente come non mai. Su Confusion’s Home si rallenta di nuovo, avvicinandosi molto ai Black Mountain senza colpire particolarmente, per poi riproporre un pezzo breve come In The Place Of A Storm, il più garage del lotto, con tanto di distorsione in evidenza all’inizio. Il meglio arriva però con gli ultimi tre brani: Psychic Seasons ci immerge in atmosfere bucoliche ‘70s, con tanto di violino folk; Hinterland Who’s Who (la migliore in assoluto) e Sessions Of Light invece riescono a unire la durata alla presenza degli ottimi riff già sperimentati nei brani più brevi, creando un trip psichedelico di tutto rispetto, pesante (nell’accezione positiva del termine) e onirico al tempo stesso.