Anna Fox Rochinski procede lieve attraverso le dieci tracce di Plaza, terzo lavoro per i Quilt, formazione di Boston dedita ad uno psych pop che finalmente si stacca dai modelli di riferimento per elaborare una forma più concisa e contemporanea. Passano in rassegna tutti gli ingredienti del genere riletti attraverso la scrittura dei Beatles e quella dei Kinks, forse i riferimenti più evidenti di tutto il lavoro, intrappolati in una serie di contenitori che procedono dal power pop anni novanta fino al songwriting di Elliot Smith che già guardava a quei modelli con un’intelligenza diversa.
Plaza è indubbiamente il miglior lavoro dei Quilt semplicemente per il modo in cui la band riesce a rielaborare un territorio già battuto con freschezza e capacità creative convincenti. Tra una sezione archi, un pianoforte, arpa e flauti emergono leggere incursioni elettroniche affidate ad alcune tastiere Casio sul modello della neopsichedelia tra ottanta e novanta tra reminiscenze acide e Velvet Undergrund. Rispetto a quel periodo i Quilt puntano ad un suono pulito e cristallino vicino a quello dei primi Church ma molto meno compromesso con le sonorità di quegli anni e più orientato ad ottenere un risultato “classico”.
Un bel disco pop che scorre facilmente e senza particolari ridondanze.