Nel primo lavoro solista di Rachele Bastreghi non si distingue il mood delle due cover presenti nell’Ep dai brani composti dalla musicista di Montepulciano, ed è un bene, perché gli anni 70 di “Marie” sono un territorio combinatorio dove a farla da padrone, come strano attrattore, è la musica di Ennio Morricone, quella subito dopo le prime sperimentazioni e lungo tutto il sodalizio “melodico” con Edda Dell’Orso.
Su questi stimoli, Rachele trasforma anche “All’inferno insieme a te” avvicinandola più all’incedere drammatico dell’originale francofono di Claude Puterflam, aumentandone la percezione corale ed elaborando un crescendo molto vicino a quelli del maestro romano.
Non siamo così lontani dall’operazione di sintesi che i Blonde Redhead avevano cominciato a immaginarsi a partire da “Melody of Certain Damaged Lemons”, basta ascoltare il brano che apre “Marie”; “Senza Essere” getta da subito le basi di un pop che guarda alla decadenza di Serge Gainsbourg e al tragico morriconiano di ascendenza barocca de “La sepolta viva” senza per forza aderire all’una o all’altra cosa, ma sviluppando un proprio sentire come accadeva a Milva nel 1972; ma mentre “Dedicato a Milva…” si ritagliava lo spazio di una poetica personale, anche iconologica, entro i confini dell’interpretazione, Rachele Bastreghi si gioca tutto sul piano del racconto, costruendo un percorso narrativo che si serve di questi elementi per descrivere una visione apparentemente viscerale del sentimento amoroso; apparentemente perché “Marie” arriva certamente con più intensità rispetto ai lavori dei Baustelle, inserendo molti elementi di novità che non si esauriscono nei riferimenti citati, basta pensare alle note introduttive di “Mon Petit Ami Du Passé” attraversate dalla stessa cadenza cerimoniale della Musica Ricercata di György Ligeti; ma al di la di questo, dalle viscere emerge un certo retrogusto Sartriano e pensiamo al Sartre de L’imaginaire, dove l’assenza dell’oggetto d’amore reale viene sostituita da un’aspettativa immaginaria, pura negatività; in questo senso le canzoni di “Marie” sono profondamente anti-romantiche, tutte legate ad un’immagine della perdita, una rêverie dolorosa, un’attività psichica e fantasmatica, una lontananza, una presenza impalpabile, “senza essere”, oppure una rappresentazione delle “cose che vivono nel ricordo di noi“, ovvero uno specchio che riflette, en abyme.