mercoledì, Novembre 20, 2024

Reptile Youth – Rivers That Run For A Sea That Is Gone: la recensione

A due anni di distanza dal debutto di cui abbiamo parlato da questa parte su indie-eye, il duo di Copenhagen formato da Esben Valloe e Mads Daamsgard Kristiansen, torna a far parlare di sé con Rivers That Run For A Sea That Is Gone.
L’album, a questo giro completamente autoprodotto, non manca di nomi rispettabili del panorama musicale, netta indicazione sulle ambizioni dei giovani danesi che dimostrano di saper scegliere con cura i professionisti del settore cui affidarsi: Dave M. Allen e Mark Ralph (rispettivamente per Cure, Human League e Hot Chip) per la produzione dell’omonimo debutto, Brian Thorn (David Bowie e Arcade Fire) e Joe Lambert (Animal Collective e The National) per la novella release.

In dieci tracce i Reptile Youth rivelano di voler cavalcare l’onda synth-wave retrodatata, con riff accattivanti e scie elettro-punk che, in tutta onestà, rappresenta un po’ il trend della stagione. Ritmi ballabili, riverbero nelle voci e qualche zampino dal gusto rumoristico per rubare qualcosa dall’estetica industrial e trascinarla sul dance floor. Ne risultano quarantotto minuti tirati e pienamente godibili, un album ricco di energia che darà enormi soddisfazioni per coloro che potranno assistere allo show live del duo di Copenaghen.

Reptile Youth si rivelano versatili, in grado di percorrere la via di un suono retrò e anacronistico in modo credibile; riescono infatti ad azzeccare il groove adatto per alcune hit a venire (Rivers That Run For a Sea That Is Gone, Two Hearts), per poi virare verso atmosfere più tossiche come quelle della melodrammatica JJ, sicuramente fra i pezzi migliori del disco.

Tra evidenti richiami ai migliori Bloc Party , quelli degli esordi (Colours) passando per i falsetti funky sostenuti da una bassline potente  (Structures) figlia dei Muse dell’era Resistance, l’album fila dritto fino al gran finale in salsa ipnotica (Diseased By Desire).

Dopo l’esordio del 2012, quando la coppia danese declamava i piaceri del “surfing on endorphins”, si può ben dire che con Rivers That Run For A Sea That Is Gone abbiano deciso di prendersi più sul serio, lasciando da parte, momentaneamente o per sempre, quella bieca idiozia che li aveva resi così accattivanti.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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