Forse non molti se lo ricordano ma Rose McGowan è nata a Certaldo, in Toscana, per l’adesione dei genitori alla setta dei Children of God dai quali sono poi prontamente fuggiti dopo il 1978. Un’infanzia del tutto particolare quella dell’attrice statunitense, da subito marchiata a fuoco con la ricerca di un’identità liminale, unica possibilità per salvarsi la vita. Interprete per Gregg Araki (Doom Generation); Brian De Palma (Black Dahlia); Rodriguez e Tarantino (i due episodi di Grindhouse), ha debuttato recentemente nella regia presentando al Sundance uno dei suoi corti intitolato Dawn, crudelissimo racconto di formazione senza alcun barlume di luce, che dal 22 giugno scorso è possibile guardare sul canale youtube ufficiale dell’artista americana. Probabilmente la sua reazione più cruda contro quell’industria del cinema che Rose si è in qualche modo lasciata alle spalle a causa del sessismo dilagante.
Esce adesso il suo primo singolo come interprete musicale, veicolato da un video diretto dal grande Jonas Åkerlund e che in qualche modo rappresenta un crocevia tra i due universi creativi, dove il punto di contatto è proprio quello della mutazione e della rappresentazione del corpo.
Nell’intervista pubblicata da Nowness, che veicola il progetto e l’anteprima del video, la Mcgowan parla di femminismo come un suo dovere: “fin dall’adolescenza ci è stato detto di non irritare nessuno. Perchè, mi sono chiesta? Credo nella rottura dei vincoli imposti dalla società. E credo che per i corpi sia importante una forma di rappresentazione che non sia quella orientata sessualmente, sopratutto per i corpi delle donne”