Scavalcato il decennio, la carriera di Scout Niblett è pronta per un’ulteriore mutazione. Dopo The Calcination of Scout Niblett (Drag City, 2010), la sua opera più ruvida e scarna, lo scorso Novembre Emma Louise tornò con un esilarante doppio singolo di cover: Nasty, classico emblema femminista della ‘post-soul era’ firmato Janet Jackson e No Scrubs, hit di fine anni Novanta delle TLC che non ha bisogno di molte presentazioni. Trasfromato in una ballata malinconica, solo il secondo pezzo è stato incluso in questo affascinante (e sagacemente intitolato) It’s Up To Emma, in cui Scout lascia in sospeso alcune idiosincrasie tematiche del passato e riepiloga alcuni punti forti del suo cantautorato, pronta a ripartire. Scomparse le tirate sui pianeti e le ossessioni dell’infanzia (argomenti di cui parlammo direttamente con l’interessata due anni fa in quel di Londra, conservate in questa intervista pubblicata su indie-eye.it), sulla scia del lamento ribelle di No Scrubs i pezzi del disco parlano tutti d’amore, ma in prevalenza di amori finiti e di cui Emma è felice di essersi liberata. Come annunciato dalla press release, che accenna in toni criptici a un periodo di stallo dell’artista, il disco esprime un’indipendenza ritrovata, un fanculo generale ai rapporti che ci tengono bloccati. Un tema perfetto da esplorare per una come Scout, che di conformarsi alle regole (sia compositive che commerciali) non ha mai sentito l’esigenza. Sulla scia di Calcination i 9 brani sono assai corposi e occasionalmente strascicati, per lo più ballate elettriche o invettive dal riff lento e accattivante. Il singolo Gun, che apre le danze, recupera persino quella stessa sparatana aggressività con delle impennate metalliche di tutto rispetto. “You took away your love from me and I am thankful everyday”: fin da subito Scout mette tutto nero su bianco. Il disco prosegue come un lungo inno allo scetticismo in amore, con una tonante Can’t Fool Me Now in cui fanno il loro ingresso tortuose strumentazioni d’archi e toni drammatici che ricordano i romanticismi (sentiti, allora) di This Fool Can’t Die Now (2007), ad oggi il suo album più variegato. My Man è il cuore pulsante del disco: un pezzo toccante, un mestissimo canto di amarezza in cui la voce sempre un po’ bambina di Emma annuncia la disfatta (“Could we have made it somehow?”), mentre violoncello ed elettrica avviano un crescendo di rara bellezza. Quasi una gemella oscura di Kiss (ricordate il duetto con Bonnie ‘Prince’ Billy?). Stessa sontuosità e commozione per il pezzo di chiusura What Can I Do?, una ballata protratta quell’attimo più del dovuto, ma in cui il seme di una nuova direzione per Scout si intravede forte e chiaro. È forse per questo che alcuni pezzi più scarni come Second Chance Dreams e All Night Long sembrano voler ricercare una continuità col passato recente togliendo spazio alle nuove intuizioni. Diverso il discorso per Woman and Man, che scava ancora più indietro nel tempo fino agli esperimenti di Kidnapped By Neptune (2005), quando senza essere folk riusciva ad essere la più freak di tutti e tutte. Davvero curioso ritrovare quel gusto per la cantilena e la ripetizione ossessiva calati nel presente contesto di ‘matura’ riflessione sull’amore: “What happens right there between a woman and a man”, ci ripete all’infinito tenendoci in sospeso, per poi prenderci in giro “Don’t get so excited”. Impagabile. Come accade per ogni artista dal songwriting unico e riconoscibile, ci sono tanti elementi da difendere con la vita e che è sano e ritrovare ad ogni passo. Eppure molto è cambiato nel minimalismo di Scout Niblett, tanto che spesso di minimalismo non è neanche più opportuno parlare. Che prevarrà in futuro, beh, “It’s up to Emma”.
[box title=”Scout Niblett – It’s Up To Emma (Drag City, 2013)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
Gun | Can’t Fool Me Know | My Man | Second Chance Dreams | Woman and Man | All Night Long | No Scrubs | Could This Possibly Be? | What Can I Do? [/box]