Se tutta la musica fosse riconducibile semplicemente a impulsi, a emozioni, a sensazioni provate in un determinato momento, direi che quello dei Suez è veramente un bel disco. Ovvero, era precisamente la cosa che mi andava di ascoltare nel momento che ho infilato (a scatola chiusa) il cd nel lettore. Questi ragazzi romagnoli ci danno giù dentro con il ritmo, anzi, il groove, visto che danno il meglio nei pezzi più lenti (tutti o quasi ovviamente ballabili) e tendono a divertirsi, a quanto pare, con cori sguaiati e risposte strumentali acide e affilate. Tuttavia dovendo collocare, da pessimo critico, questo lavoro in un determinato ambito “generico”, ebbene in questo non faccio molta fatica e ciò non è a vantaggio dei suddetti. “Many People don’ t realize” è la maturazione (ma anche l’ usura purtroppo) di questi anni zero, dove al recupero post-moderno si è sostituita una vicinanza sin troppo derivativa ai modelli di riferimento; ha poco senso far la lista della lavandaia e tirar fuori qualsiasi revisione di no wave, schegge di nu rave, e tutto il campionario dell’alt rock da dieci anni a questa parte. Ed ecco che, aggiungendo un altro aggettivo al disco, mi viene “crepuscolare”. Vivace ma non fresco. Audace ma non spontaneo. In definitiva carino, ottimo per riempire le serate di un buon dj set, probabilmente spassosi dal vivo, sufficienza più che meritata, ma ci sarà da dire qualcosa di ancora più personale in seguito per distinguersi da una massa indistinta di anglosassonofoni.