Baby, stiamo fluttuando nello spazio. Ci piace immaginare siano queste le parole che un soddisfatto Jace Lasek abbia sussurrato alla propria partner in crime Olga Goreas durante le registrazioni del quarto disco dei Besnard Lakes.
Until In Excess, Imperceptible UFO fa della dilatazione la propria cifra stilistica, annegando le lunghe nove composizioni in un oceano di dream pop psichedelico che avvolge tutto in una spirale nebulosa e spaziale (appunto).
Si potrebbe trattare dell’ennesima riproposizione del revival Shoegaze, ora che anche Mr Kevin Shields ha riesumato il suo Valentino sanguinante? Sì e no. Certo i riferimenti di base sono quelli, i dischi dei MBV, degli Slowdive ed anche dei Cocteau Twins i nostri se li sono ascoltati eccome, ma c’è dell’altro. Innanzitutto un tiro psych pop Sixties che non si esaurisce soltanto nella capacità di allungare i pezzi senza annoiare, ma che pervade un po’ tutto il disco, donando ai brani una struttura compositiva gradevole e parecchio robusta e delle armonizzazioni vocali spesso eccelse (ascoltare il refrain di And Her Eyes Were Painted Gold, o le linee vocali rubate al Brian Wilson del periodo Pet Sounds in The Specter). C’è poi la capacità di sfruttare i crescendo e di “caricare” le pause tipica delle bands post rock più “romantiche” (Mono), allestendo orchestrazioni cinematiche avvolgenti e conturbanti (crediamo che David Gilmour apprezzerebbe assai).
C’è, in definitiva, molta modernità nel sound prodotto dai Besnard Lakes, una indubbia capacità di muovere da istanze ben circoscritte allo scopo di produrre qualcosa che non faccia pensare al solito giochino del somigliano a questi, somigliano a quelli.