Eccolo, finalmente. Il primo full lenght del gruppo rock’n’roll più lascivo, tossico e disperato della penisola vede infine la luce, dopo la pubblicazione di due EP ed una intensa attività live fuori e dentro l’Italia. Se nel precedente Ep Black Love i riferimenti stilistici del trio milanese erano radicati nell’asse Stooges-Velvet Underground, con l’ardore punk blues efficacemente stemperato da innesti di sax che donavano al tutto un tocco arty, qui l’asse del sound si sposta un pochino: non più gli Stooges di Fun House, ma quelli più visceralmente street di Raw Power. Inutile dire che la botta è impressionante, l’impatto devastante: a cominciare dal riff Ashetoniano e dalla batteria pestona dell’opener Midnight Eyes, Red Sessions non fa prigionieri, grazie al suo eccezionale vortice che risucchia blues, proto punk, r’n’r crudo col ghigno malvagio del boogie stampato in faccia. La prima parte dell’album è quindi un susseguirsi di destro-sinistro che ti incollano all’angolo senza darti respiro: Wild Boy, I Got Erection e Ride My Bomb sono programmatiche sin dai titoli che portano. Il fuoco dei cannoni si placa leggermente con Burning Inside, dove par di ascoltare David Bowie in pellegrinaggio sulla tomba di Ian Curtis; stesso effetto trasmesso da Destruction Of Love, tremendamente catchy e decadente ma sempre con le chitarre sotto che ruggiscono fiere. Drugstore e Wax Doll sono due altre mine squassabudella rabbiose e psichedelicamente ossessive, che chiudono un lavoro praticamente perfetto e prodotto in maniera egregia, con un suono potente, abrasivo e pieno. The Doggs non hanno rivali nel loro genere: la loro idea di rock, così genuina e disperatamente viva, li fa stare una spanna sopra tutti. È francamente incredibile la miopia dei magazine nostrani, che sino ad oggi li hanno praticamente ignorati: auguriamo loro che con questo nuovo lavoro ciò non accada.