Dopo un silenzio durato 8 anni, torna il terzetto più rappresentativo della moderna concezione del blues: Jon Spencer, Judah Bauer e Russel Simins rispolverano le loro vecchie strumentazioni per vomitarci addosso le loro raffiche spietate di stomp indiavolati, punk blues al fulmicotone, r’nb tarantolato e ibridi straniti con l’hip hop più crepuscolare made in NY. Tutto questo è Meat And Bone, tutto già sentito diranno i più smaliziati, ma il rock’n’roll ha poco da inventarsi e tutto invece da giocarsi per ciò che concerne credibilità, sudore e voglia di spaccare ossa (appunto). I tre volponi questa volontà avevano già dimostrato di avercela bella intonsa durante le date del tour che questa primavera ha toccato la nostra penisola: lucidi, dinamici e carichi di testosterone, le loro performance dal vivo non hanno minimamente risentito dello scorrere degli anni e delle mode. La Blues Explosion torna consapevole che il periodo – e i dischi – d’oro degli anni ’90 sono poco più che un ricordo nella mente e nel cuore dei vecchi aficionados, ma l’intenzione di dimostrare che il successo dei vari White Stripes e Black Keys ha solide radici nella loro concezione di r’n’r è ben chiara: i ragazzacci hanno ancora qualcosa da dimostrare ed un pezzo come Bag Of Bones ne è la sintesi perfetta, con quel suo groove assassino che macina inesorabile, bluesaccio da scaricatori di porto fradici d’alcool. La carica dinamitarda della Blues Explosion è sempre quella, non c’è più l’effetto sorpresa, ma la voglia di scrivere brani selvatici e dalla presa rapida è sempre presente. Get Your Pants Off e Ice Cream Killer sono maliziosamente arrapanti, possiedono carica pelvica a badilate, Strange Baby si riallaccia ai classici del loro repertorio riesumando l’energia primordiale di Bo Diddley. Ci sono i riff destrutturati, spezzati e nevrotici che li hanno resi celebri (Bottle Baby, Black Thoughts) e i brani punk blues (Danger), quest’ultimo quasi un omaggio a tutta quell’orda di bands con cui dividevano i palchi nei Nineties (Oblivians, Bassholes, Chrome Crancks). Insomma, c’è tutto per salutare il ritorno della Blues Explosion come uno dei dischi maggiormente degni di nota di questa prima metà del 2012.