Registrato in California dopo un anno di lavoro, On Tariffs and Discovery è il secondo disco dei The Tall Ships, trio formato da Steve Kuhn (chitarra e voce), Kyle Conwell (basso e voce) e Keith Andrew (batteria). Il disco attinge a piene mani a un panorama vasto e frequentatissimo, a metà strada tra contenuto post-rock, indie-rock e incursioni math che definiscono i contorni di alcuni episodi più di altri. Facile sentire l’eco dei primi Mogwai o dei Modest Mouse; in più di un’occasione questi riferimenti non sono necessariamente un punto a sfavore, semmai un po’ una zavorra per un disco che mostra tutte le buone intenzioni di decollare. Call Confessions apre il disco ottimamente, giocando sull’esplosione di un’esile trama simil-shoegaze verso un sostenuto tracciato melodico. Oh Pioneers conferma le buone impressioni, rinverdite ulteriormente da All New Lows, in tutto il suo altalenare tra energici riff e ricadute malinconiche che ben si incastrano con le voci dei nostri. D For Dogs è forse il pezzo più riuscito dell’album: qui i Tall Ships raggiungono davvero un buon compromesso tra i già citati “modelli” e una più personale ispirazione, creando un morbido saliscendi in cui le chitarre descrivono con dovizia di particolari un itinerario sinuoso in cui è un piacere perdersi. Destroy A Village tenta di increspare il suono e pur tuttavia finisce per inaugurare un certo appiattimento che investe la seconda metà del disco, nonostante la delicatezza dello strumentale Freight Train Riders of America e le vertigini post-rock della successiva Shark Teeth Under Glass aspirino a un potenziale eclettismo. On Tariffs and Discovery scorre liscio e mette in mostra le indubbie abilità compositive del trio; è lecito augurarsi però che questo approccio “maturo” e disciplinato possa subire uno scossone (art-rock?) in futuro.