Con una carriera quasi ventennale alle spalle, i bolognesi Three Second Kiss non devono più dimostrare nulla a nessuno. La band viaggia sicura sulle coordinate tracciate da un alt rock interpretato magistralmente, figlio di una consapevolezza di essere artisti completi ed a tutto tondo, senza alcuna presunzione e senza la minima ombra di atteggiamenti sopra le righe o da primi della classe. Il trio composto da Massimo Mosca, Sacha Tilotta e Sergio Carlini va quindi dritto per la propria strada, confezionando l’ennesimo ottimo disco figlio non degenere dei suoni e delle atmosfere degli anni Novanta. Le suggestioni provenienti dall’asse Chicago – Louisville sono sempre ben presenti nel sound della band: gruppi come June Of 44, Tortoise e Slint, le dissonanze di scuola newyorkese, i strappi, le sincopi e le ruvidità derivate tanto dal math rock quanto dal post rock più chitarristico ed essenziale. Ecco, forse è l’essenzialità la chiave di volta per aprire i grimaldelli di Tastyville, disco ostico e cupo che non si concede tanto facilmente e che ha bisogno di tempo ed attenzione per poter essere metabolizzato; il suono dei Three Second Kiss è diretto e spigoloso, basso – chitarra – batteria e pochissimo altro, tesi a rincorrersi ed a scavalcarsi per tutto l’arco delle nove composizioni. Insomma, l’ulteriore conferma per una delle bands da esportazione (a dimostrazione di ciò, il disco è stato masterizzato a Chicago da mister Bob Weston) più longeve della penisola.