Piazzare un concerto di tUnE-yArDs a inaugurazione di una manifestazione al femminile come Female Cut è davvero una gran bella pensata. Merill Garbus è una sintesi inafferrabile di stili e incarnazioni, un’indubitabile forza della natura che punta programmaticamente all’eccesso, un eccesso che parte da quel disorientante alternarsi di maiuscole e minuscole e finisce per prendere corpo al meglio solo sul palco. Cantautrice, percussionista, vocalist ruggente, abile suonatrice di ukulele e perfomer multicolor, Merill mette su un carnevale in cui tutto si confonde (soul, funk, R&B, afrobeat, rock e l’elenco potrebbe continuare ad libitum), un bell’esperimento di sfrontata mescidazione, che ha saputo entusiasmare la critica più coraggiosa e far storcere il naso a chi l’ha giudicata in fondo una talentuosa pasticciona. Il carnevale arriva a colorire le atmosfere cupissime lasciate sul palco dai Father Murphy. A zonzo per il locale, mi accorgo solo dopo qualche minuto che hanno iniziato a suonare: per un attimo penso che abbiano messo Filth degli Swans nell’attesa pre-concerto, e invece lo sciabordio apocalittico è tutto nostrano, un’esibizione rauca e rumorosa fatta di percussioni martellanti e drone spietati, una nicchia catacombale da cui parte del pubblico prende un po’ le distanze, lasciando i più duttili in attesa del crollo della quarta parete. Merill arriva saltellando, le consuete pennellate sulle gote, di rosa impiumata, pronta a introdurre le danze con un saggio dei suoi loop pedals, con cui costruisce a partire dalla sola voce, segmento dopo segmento, un inno mezzo improvvisato alla vita, condendo il groove con una mimica esasperata. La scaletta lascia ampio spazio al secondo disco w h o k i l l, con cui Merill ha messo da parte l’impronta pesantemente lo-fi del primo BiRd-BrAiNs (realizzato da sola con il programma Audacity) e ha iniziato a pensare in grande in termini di strumentazione e produzione. Sul palco con lei due coloriti sassofoni e l’altro grande protagonista dello show, il basso di Nate Brenner. La celebrazione scorre rapida, il rimbombo pieno e vivace della sua voce mantiene alta l’eccitazione, che culmina con l’inno di strada Gangsta e la caleidoscopica Bizness. Razza, corpi in mutamento, sopravvivenza nella metropoli: le parole di Merill si perdono un po’ nel marasma, ma è l’insieme a convincere e l’intesa col pubblico ha un che di tribale. In coda si festeggia anche il suo trentatreesimo compleanno, cui segue una splendida My Country. Chi ha consumato BiRd-BrAiNs viene ripagato con Jumping Jack in chiusura, cui i sassofoni aggiungono ulteriori sfumature jazzy. Mescidare paga eccome: a fine concerto (una sorpresa, ci dice Merill, quanto a riscontro del pubblico) non ci resta che continuare a zompettare sulla via di casa.
Female Cut in rete
tUnE-yArDs in rete
[box title=”tUnE-yArDs – Live @ Lanificio 159, Roma, 3 Marzo 2012″ color=”#D46D00″]
Playlist
Intro | Killa | You Yes You | Es-So | Riotriot | Powa | Real Live Flesh | Gangsta | Bizness | My Country
Encore:
Party Can (Do You Want To Live?) | Jumping Jack [/box]