mercoledì, Dicembre 18, 2024

Turbonegro – Sexual Harassment (Volcom, Scandinavian Leather Recordings, 2012)

La musica sa sempre regalarci nuove sorprese. Prendete i Turbonegro: non si può sicuramente dire che i norvegesi abbiano avuto una storia serena e pacifica. Seri problemi di droga (che portarono uno dei membri ad un passo dalla morte), il prematuro scioglimento, la reunion di 10 anni fa nel tentativo di riprendersi tutto quello che avevano precedentemente costruito. Quando sembrava che le cose andassero finalmente per il verso giusto, ecco l’ennesima mazzata: il cantante Hank Von Helvete saluta tutti e se ne va. I nostri ne hanno passate comunque così tante che figurarsi se si scoraggiano per l’ennesimo cambio di line-up: reclutano l’inglese Tony Sylvester e pubblicano un nuovo disco. Che, tra parentesi, è il loro migliore dai tempi – d’oro – di Ass Cobra e Apocalypse Dudes, lavori che li avevano consacrati assi incontrastati dello scan rock anni Novanta, insieme agli svedesi Hellacopters. Ecco quindi la sorpresa, perchè onestamente un disco di questo livello non se l’aspettava più nessuno. Sarà l’inserimento di Sylvester, sarà il desiderio di dimostrare che c’è ancora benzina nel motore, fatto sta che i dudes sfoderano un pezzone dopo l’altro, in un lavoro che ha l’indubbio merito della sintesi. Si comincia con il punk metal di I Got A Knife, riff tritura palazzi sparato a mille e la benedizione di Dio Lemmy. Ci sono un paio di numeri glam powerpop che avrebbero fatto la felicità dei Cheap Trick per quanto sono zuccherosi: Shake Your Shit Machine e Mister Sister rinnovano la carica melodica dei Turbonegro in maniera semplicemente irresistibile. Ma non è finita, perchè c’è da fare i conti ancora con gli umori dark di Dude Without A Face, con il riff very AC/DC di Tight Jeans, Loose Leash (con una carica sleazy che sembra di stare sul Sunset Boulevard in piena sbornia eighties) con il punk stradaiolo e senza fronzoli di Buried Alive e Hello Darkness, con l’efficace melodia di Rise Below. Insomma, un disco di high energy punk r’n’r (metallizzato il giusto) sull’asse geografico temporale Detroit ’60 – L.A. ’80 – Stoccolma ’90 entusiasmante e senza battute a vuoto. Che volete di più?

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Turbonegro in rete

 Tracklist

i got a knife | hello darkness | shake your shit machine | tna (the nihilistic army) | mister sister | dude without a face | buried alive | tight jeans, loose leash | rise below | you give me worms | [/box]

 

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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