Le note promozionali ce li presentano come l’esatto punto d’incontro tra i Led Zeppelin e Otis Redding; descrizione per una volta abbastanza azzeccata, bisogna ammetterlo. Ensemble composto non certo da gente di primo pelo (il cantante Ty Taylor militava nei Dakota Moon) i Vintage Trouble – protetti da Doc McGhee, già mentore dei campioni d’incassi dello street/glam metal Guns’n’Roses e Motley Crue) potrebbero esser definiti roots rock, dove le radici in questione sono rappresentate da un hard rhytm’n’blues che nei momenti più concitati (l’iniziale Blues Hand Me Down, Total Strangers) ricorda quello proposto dai sudisti Black Crowes, mentre negli episodi rilassati (You Better Believe It) li avvicina a Ben Harper. I nostri possiedono comunque buonissime qualità tecniche e sufficienti dosi di groove che gli permettono di essere degli ottimi interpreti del genere citato sopra; piacciono anche nei momenti più soul e delicati (Gracefully, con un’intensa prova vocale di Taylor). Se dobbiamo proprio andare a cercare il pelo nell’uovo, potremmo trovarlo in una produzione eccessivamente “patinata” e ammiccante a certe radio generaliste di rock da classifica (abbiamo i nostri esempi anche in Italia). Per le prove a venire auspichiamo dunque delle registrazioni che sappiano mostrare il lato più sporco, crudo e sanguigno dei losangelini. Se ciò accadrà – ma non ne siamo così certi – potremmo avere tra le mani un vero disco bomba.