giovedì, Novembre 28, 2024
Home Blog Pagina 17

Lucca Summer Festival 2023: Dai Sigur Ros a Norah Jones

Il cartellone del Lucca Summer Festival continua ad arricchirsi. Dopo gli OneRepublic, programmati per il 16 Luglio 2023 in Piazza Napoleone e i Simply Red, in concerto sempre nella storica piazza lucchese il 1 luglio 2023, sono arrivati gli annunci relativi a Checco Zalone (21 luglio 2023) e all’attesa data dei Blur, per l’unica tappa italiana del loro tour celebrativo.

Ed è solo l’inizio di un cartellone che si preannuncia ricchissimo ed eterogeneo come nello stile del festival promosso dalla D’Alessandro e Galli.

I mitici Kiss tornano sul palco per celebrare 50 anni di carriera e faranno tappa in Piazza Napoleone il prossimo 29 giugno con uno show pirotecnico nel loro inconfondibile stile. Si tratta del tour d’addio, cominciato ormai nel lontano 2019, ma che volgerà al termine proprio nel 2023, è quindi l’ultima occasione per vederseli su un palco. La line-up è quella che comprende i membri storici Paul Stanley e Gene Simmons, affiancati da Eric Singer e Tommy Thayer. La setlist ha fino ad ora compreso i loro classici come Detroit Rock City, Love Gun, I Was Made for Lovin’ You, God of thunder, 100,000 Years, ma anche brani del periodo tamarro e smascherato come Lick it Up e brani più recenti come Psycho Circus, tratto dal loro terz’ultimo album. Ricordiamo che l’ultimo album della band è Monster e risale al 2012.

KissEnd of the road tour teaser

Il 13 luglio invece sarà la volta dei Placebo. La band di Brian Molko Brian calcherà il palco di Piazza Napoleone per portare principalmente i brani del loro ultimo album pubblicato quest’anno e intitolato Never Let Me Go.

Placebo, il recente tour di Never Let me go. Eseguono la cover di “Running up that hill” (Kate Bush)

Non ci sarà Celine Dion, il cui tour europeo 20223 è stato annullato per ragioni di salute: “Mi fa male dirvi che non sarò pronta per riprendere il mio tour in Europa” – ha detto l’artista – Mi manca vedervi tutti… essere sul palco… esibirmi per voi. Do sempre il 100% quando faccio i miei spettacoli, ma non posso farlo adesso. Per raggiungervi di nuovo, non ho altra scelta che concentrarmi sulla mia salute e spero di essere sulla strada della guarigione

Altro nome di altissimo rilievo che salirà sul palco di Piazza Napoleone è quello dei Sigur Ros, il cui live lucchese è previsto per il 12 luglio 2023.
L’iconica band post-rock ha appena ristampato il terzo album del 2002 intitolato “()”, in una curatissima versione rimasterizzata ed è vicina alla pubblicazione dell’ottavo album a cui stanno lavorando presso gli Abbey Road Studio. Gli Islandesi saranno in tour con tutti i membri fondatori, incluso Kjartan Sveinsson, che è tornato dopo dieci anni di attività parallela.

Sigur Ros, World tour 2022, una sintesi

Il 25 luglio un vero e proprio double bill in Piazza Napoleone. Gli ospiti del Lucca Summer Festival per quella data sono infatti Jacob Collier e Snarky Puppy. Il primo, protetto da Quincy Jones, ha raggiunto il successo nel 2016 con il suo In My Room, album interamente autoprodotto, come suggerisce il titolo, e che gli ha fatto ottenere ben 5 Grammy. Si sono allora aperte le porte per collaborazioni di prestigio con artisti del calibro di Herbie Hancock e il grande autore di colonne sonore Hans Zimmer e molte altre join. Nel 2018 Djesse, ciclo di quattro release, ha consacrato le ambizioni di Collier, che si conferma come uno degli artisti più stimolanti dai tempi di Prince. La line-up del concerto è costituita da Christian Euman (batteria), Robin Mullarkey (basso) Alita Moses (percussioni), Emily Elbert (chitarra), Bryn Bliska (tastiere).

Jacob Collier, dal vivo a Cambridge l’ottobre scorso: All at sea

Gli Snarky Puppy sono invece una vera e propria jam band statunitense guidata da Michael League e fondata diciotto anni fa. Sospesa tra jazz, rock, world music e funk, con la loro forza improvvisativa si sono esibiti con artisti del calibro di Erykah Badu, Marcus Miller, Justin Timberlake, Stanley Clarke, Kirk Franklin, Ari Hoenig, Roy Hargrove, David Crosby, Michael McDonald, Snoop Dogg.

Snarky Puppy – Pineapple (live) dal loro ultimo album Empire Central

Con 19 membri nel roster e una rotazione di ben 40 musicisti che si sono esibiti sui palchi di tutto il mondo nel corso degli anni e di 14 album da studio, proporranno a Lucca uno show ad alto potenziale.

Norah Jones, straordinaria interprete sospesa tra pop e Jazz, folk e blues, arriva il 14 luglio al Lucca Summer Festival, poprio sull’onda delle celebrazioni per il ventennale di “Come away with me”, l’album che ne consacrò il successo. Il concerto di Piazza Napoleone sarà arricchito dalla presenza di uno speciale ospite internazionale che sarà annunciato dall’ufficio stampa del festival nei prossimi giorni.

Norah Jones insieme a Valerie June – Home inside (live registrato tre mesi fa a NY)


Mentre le prevendite di Norah Jones saranno aperte dal 19 dicembre prossimo sul circuito ticketone.it, tutte le altre sono già attive. Per informazioni dettagliate, consigliamo il sito ufficiale del Lucca Summer Festival.

I concerti natalizi per l’Ucraina: le date fiorentine

L’Ucraina sta passando un momento difficile e durissimo. L’aggressione russa scatenata il 24 Febbraio 2022 ha portato morte, distruzione e sofferenza. Mentre continua a lottare per la propria libertà e per quella dell’Europa tutta, le giornate invernali si preannunciano rigide, difficili e crudeli se consideriamo che più di dieci milioni di persone si trovano senza elettricità a causa delle continue ondate di attacchi missilistici di massa perpetrate dalla Russia, che colpiscono infrastrutture e popolazione civile e aggravano l’emergenza energetica.

Questo Natale, sostenere L’Ucraina partecipando agli eventi di supporto e beneficenza presenti nella propria città è la cosa giusta e concreta da fare.

A Firenze sono in programma due eventi da non perdere.

Il primo è un concerto di musica lirica in programma il prossimo 17 Dicembre presso la Chiesa dei Santi Simone e Giuda in Piazza S. Simone a Firenze. Si esibiranno le soprano, Polina Volfson, Anna Subbotina, il baritono Pedro Cardillo, accompagnati al pianoforte dal maestro Simone Maria Marziali.

Il repertorio proposto spazierà dalle musiche di Mozart, Verdi, Puccini e Mascagni, fino ad autori ucraini come Anatoliy Kos-Anatolsky e Mykola Leontovych

L’ingresso è a offerta libera e il ricavato sarà devoluto ai bambini ucraini in difficoltà a causa della guerra.

Il concerto è organizzato dall’associazione Ucraina – Firenze “LILEA” Onlus e le prenotazioni sono possibili attraverso i seguenti metodi:

fare una donazione libera attraverso bonifico bancario scrivendo una mail ad associazione.lilea@gmail.com per prenotare il posto.
L’iban per il bonifico è: IT 11 X 01030 : 02818 000000677579

Oppure Donare e prenotare con un solo link utilizzando Eventbrite: prenota e dona per il concerto fiorentino di beneficenza per l’Ucraina

Si possono fare donazioni anche utilizzando il pulsante facebook “Fai una donazione”, presente sul profilo ufficiale dell’associazione Lilea Onlus

Il secondo evento che farà tappa anche nell’area metropolitana fiorentina oltre le date di Montecatini (22 Dicembre Teatro Verdi), Roma (23 dicembre, Teatro Italia) e Avellino (29 dicembre, Teatro Carlo Gesualdo), è previsto al Teatro Aurora di Scandicci, il 26 dicembre alle ore 20:00

Per tutte queste occasioni, l’Ukranian Radio Symphony Orchestra diretta da Volodymyr Sheiko, con la primo violino Bogdana Pivnenko eseguirà i concerto a ridosso del Natale e del Capodanno, eseguendo le musiche di Rossini, Verdi, Mascagni, Saint-Saens, Massenet, Dvorak e autori ucraini come Mykola Vіtalіjovyč Lysenko e Yevhen Fedorovych Stankovych.

Il costo dei biglietti per il concerto di Scandicci è: 40 euro prima platea, 35 euro seconda platea, 25 euro galleria.

La prenotazione e l’acquisto può essere effettuata via Ticketone da questa parte.

Per chi fosse interessato alle altre date, la pagina ticketone che le elenca tutte è questa.

Gloam Session #3 – Rastroni, il video live in esclusiva

Rastroni torna su Indie-eye. Dopo aver parlato di “Anime da Frutto”, un vero e proprio visual album con le immagini e l’arte visuale di Emanuele Lucci, Antonio Rafaschieri, musicista e matematico barese già nei Wide e nel duo Gestalt insieme a Enrico Ghedi dei Timoria, torna sulla testata per il terzo numero delle Gloam Session, il format audiovisivo prodotto da Stand Alone Complex e diretto da Antonio Stea, realizzate in esclusiva per Indie-eye.

Per il terzo numero del format che ha come comun denominatore il crepuscolo, le luci naturali e un approccio sensoriale alla videomusica dal vivo, Rastroni esegue “Corri“, brano tratto dal suo Anime da Frutto.

L’immagine di copertina è uno scatto di Anna Squicciarini.

Gloam Session #3 – Rastroni esegue “Corri” (Dir: Antonio Stea)

Rastroni Su “Corri”

Corri è un brano dal testo surreale e distopico – ci ha detto Antonio Rafaschieri in arte Rastroni – in cui il protagonista decide di abbandonare il pianeta Terra alla volta di un “pianeta vergine” dove incontrerà nuovi amici, che chiamerà “Anime da frutto” e che come lui sono riusciti a inventare e attraversare quello strettissimo passaggio allegorico che permette di fare spola fra i pianeti. Alla voglia di esplorare e colorare nuovi orizzonti, si aggiunge il desiderio spontaneo di rivivere la spensieratezza dell’infanzia e questa dualità è – seppur non in modo esplicito – alla base dell’idea del brano. I brevi cenni all’atmosfera del nuovo pianeta, che il testo tenta di disegnare, hanno trovato nella cornice della natura e del crepuscolo un’armonia inedita, spogliata dalla grinta degli strumenti elettrici. Si fa riferimento al controllo mentale, ai grattacieli e “all’ultima occasione per umani”. Con chi discutere di questo se non con gli alberi?

Rastroni e band. Foto di Anna Squicciarini

Anime da frutto”, lo ricordiamo, è un concept album di rock psichedelico e progressive uscito nel 2021 per Angapp Music e accolto molto bene dalla critica nazionale.

Il video #3 di Gloam Session è diretto da Antonio Stea, con il sound Engineer di Gianvito Novielli e la produzione di Stand Alone Complex

Nel video girato a Cassano delle Murge (BA) il 23 Ottobre 2022 suonano: Antonio Rafaschieri (voce, chitarra) / Giovanni Monopoli (basso e synth) / Saverio Pastore (cori, percussioni) / Testo e musica: Antonio Rafaschieri

L’etichetta che pubblica Rastroni è Angapp Music


Shock the Monkey, dalla parte dello Sciamano: i 40 anni del video di Peter Gabriel

Nel 1961, all’interno dell’università di Yale, viene allestito uno dei più celebri esperimenti di psicologia sociale. Il ricercatore Stanley Milgram, dietro compenso pattuito, seleziona un gruppo di persone per partecipare ad un esperimento sulle funzioni della memoria e le dinamiche di apprendimento. Dietro l’apparato scientifico e il test dichiarato, se ne nasconde un altro, il cui scopo è quello di osservare il comportamento dei soggetti coinvolti rispetto agli ordini impartiti da una qualsiasi autorità e i criteri di obbedienza che ne conseguono, quando le richieste vanno in direzione contraria rispetto ai principi morali degli esecutori.

Milgram si serve di un finto generatore di corrente, con una serie di voltaggi variabili che non hanno alcun effetto, e lo mette a disposizione di un esaminatore durante lo svolgimento di un test. La vittima, secretata da un vetro opaco, deve subire le scariche somministrate in modo incrementale, nel caso le risposte al test risultino sbagliate.

In realtà, la presunta vittima è sempre un complice di Milgram e chi invece si trova nel ruolo del carnefice temporaneo è uno dei numerosi soggetti sui quali pende il test effettivo: quello utile a determinare le dinamiche dell’obbedienza, ovvero il rifiuto o l’accondiscendenza ad eseguire un ordine impartito da un potere autoritario, le cui conseguenze possono causare sofferenza per gli altri.

Tre mesi dopo il processo allestito a Gerusalemme contro Adolph Eichmann, Milgram conduce le sue ricerche con l’ombra della Shoa alle spalle, nel tentativo di spiegare le origini del male attraverso le scienze cognitive.

Peter Gabriel, Shock the monkey, il video ufficiale

Siamo partiti da qui per parlare del video di Shock the Monkey, primo singolo estratto dal quarto album di Peter Gabriel e diffuso a partire dal settembre 1982.

Le interpretazioni più gettonate tra fan e stampa specializzata, includono l’ipotesi che Gabriel si fosse ispirato agli esperimenti di Milgram per allestire il set e la simbologia del videoclip diretto da Brian Grant con la sua MGMM, la compagnia di produzione inglese fondata insieme a David Mallet, Scott Millaney e Russell Mulcahy.

Mentre We do what we’re told (Milgram 37), brano contenuto nel successivo So, è esplicitamente dedicato al lavoro sperimentale dello scienziato americano, Gabriel ha sempre negato qualsiasi connessione con le idee alla base di Shock the Monkey. Più incline a spiegare le liriche come l’effetto di una mente gelosa nella gestione del desiderio amoroso, cita il modello Tamla Motown come propellente iniziale, poi disatteso dalle scelte sonore e dagli arrangiamenti del brano provenienti da altre interpolazioni del sud del mondo.

Nel video ufficiale le dinamiche dell’obbedienza vengono casomai raccontate secondo coordinate diverse, dove le antinomie tra mondo civilizzato e fantasia sciamanica si sovrappongono, fino a determinare la spaccatura della realtà conosciuta. Se le liriche di Gabriel tendono a individuare l’innesco istintuale come conseguenza di un trauma, secondo un procedimento che seguirà dinamiche simili con le suggestioni psicoanalitiche di Diggin’ in the dirt, Brian Grant costruisce intorno a questo contrasto un mondo visuale sospeso tra tecnologia e collasso della scienza. Lo fa incorporando nel video tutte le istanze che PG4 attraversava. Queste coinvolgevano la prassi realizzativa incuneata nell’interstizio tra organico e inorganico, grazie all’utilizzo empirico del Fairlight CMI, ma anche aspetti tematici dove l’incontro tra civiltà occidentale e tradizioni aliene, generava un cortocircuito capace di mettere in discussione la superiorità cognitiva della prima. Gli elementi del linguaggio sono i suoni, la libreria dei campionamenti, la ricerca dei rumori, il patchwork etnomusicale assemblato con spirito improvvisativo e urgenza punk insieme a David Lord ed infine la dimensione simbolica e rituale delle liriche.

Oltre a questi segni, ce n’è uno visuale legato alla realizzazione dell’artwork, sia per l’album che per le foto utilizzate sulle stampe di Shock the monkey, il singolo. Gabriel coinvolge lo scultore Malcolm Poynter dopo aver visto un libro dell’artista, dove l’utilizzo della distorsione modificava oggetti e manufatti. Poynter utilizza media eterogenei, tra cui il video, processando le immagini con una frammentazione analogica e ottica dello spazio percettivo. Utilizza quindi lenti di Fresnel, specchi flessibili e immerge Gabriel in un mondo caotico costituito dalle sue sculture.

L’artwork di Shock the Monkey, il singolo

Questa dimensione stabilisce una relazione feconda con l’attività onirica e accentua l’emersione del rito. Il videoclip rielabora elementi molto simili e rende esplicito il contrasto tra i due mondi.

Nel video, Peter Gabriel li abita entrambi. Due stanze adiacenti che in realtà caratterizzano la stessa. Una ospita la psiche che si difende da qualsiasi intrusione esterna. Gabriel potrebbe essere alternativamente un ricercatore, un diplomatico o un uomo dei servizi segreti. L’immaginario neo-noir influenza la penombra e le luci radenti che attraversano lo spazio scenico, ispirato, come dichiarerà lo stesso Grant in un’intervista, agli interni di Blade Runner, uscito il giugno dello stesso anno.

L’altra è l’immagine complementare; sovraesposta alla luce, infestata da oggetti e simbologie rituali e invasa dagli elementi, viene dominata da un Gabriel sciamano, che porta sul corpo i colori e i segni di alcune tribù del Sud America. Secondo l’idea discussa da Grant insieme a Gabriel, il rimosso del rito preme dal subconscio contro una società ipertecnologizzata che ha perso ogni contatto con esso. Questa lotta viene evidenziata dal progressivo disfacimento della prima stanza e dalla penetrazione di forze elementali che sovvertono la priorità tra interno ed esterno.

In termini formali il video coincide con il paradigma della videomusica introdotto da MTV l’anno appena precedente e moltiplica tutte le possibilità del formato, superando l’utilizzo dello studio come espansione di motivi grafici legati all’identità visuale degli artisti. Se si guardano i video di Grant appena precedenti, fino a Physical per Olivia Newton John, ci si rende conto del salto. Pur mantenendo la centralità del performer, lo spazio scenico si amplia, lo studio incorpora altri segni per arricchire l’esperienza performativa, mentre si stabilisce un dialogo crossmediale più articolato tra video e identità autoriali, disseminate attraverso ambiti e supporti diversi.

Tra questi, le tre sculture innestate con elementi geologici che introducono subliminalmente il video, per poi ritornare sul tavolo dell’ufficio di Gabriel e negli ultimi secondi, quando i segni dello sciamano esplodono sul volto del suo doppio. Il mondo caotico approntato da Malcolm Poynter per gli scatti che andranno a costituire il montaggio dei vari artwork, viene ricombinato nel video di Grant con la forza di un rito di passaggio.

Una delle tre sculture presenti nel video di Shock the monkey

Le immagini della scimmia proiettate sul muro, si sovrappongono al volto di Gabriel e considerate le connessioni con lo sciamanesimo, non mettono in scena una riflessione evoluzionistica. Perché ad esser rovesciate sono proprio le categorie cognitive sollecitate da Stanley Milgram. Più che interrogare le origini del male come riflesso condizionato da uno stato eteronomico, il lavoro di Gabriel/Grant mostra un progressivo disancorarsi dal sistema dell’autorità. Eliminate le pressioni sociali e la legittimità della società occidentale come insieme di norme, emerge in modo violento e inesorabile la capacità di attingere forza dagli animali totemici. Il mondo come lo conosciamo, può essere allora distrutto e ricodificato.

Pre-umano e post-umano si fondono nell’avventura estetica di Peter Gabriel.

Suzanne Vega e il video di Last Train From Mariupol

Nell’ambito del suo ampio tour insieme al chitarrista Gerry Leonard, Suzanne Vega ha sentito sin da subito l’urgenza di sostenere il popolo ucraino. Il 10 marzo scorso partecipa al concerto di beneficenza newyorchese allestito per il paese dell’Europa orientale, suonando Rock in This Pocket (Song of David) e Song of Sand. Scelte molto precise, se si considera che il primo brano è ispirato alla storia biblica di Davide e Golia, raccontata dalla prospettiva del primo e che la seconda canzone è una dolente e poetica descrizione della guerra come strumento delle autocrazie.

Nell’ambito dell’ampio tour che ha celebrato i quarant’anni di carriera della musicista newyorchese, “Last train from Mariupol” è comparsa alla fine di settembre nella setlist, per rimanerci fino alle ultime date.

Scritta durante il mese di giugno come risposta agli orrori perpetrati dalla Russia in terra Ucraina ed eseguita in duo con la sola chitarra di Gerry Leonard, è stata registrata ad ottima qualità audio durante una delle date statunitensi del tour.

The Line of Best Fit, il magazine indipendente con la direzione editoriale di Paul Bridgewater, ha chiesto a Suzanne se ci fosse una controparte video della stessa qualità. La Vega ha risposto di no, ma ha preparato una clip istantanea nella forma del video-ritratto intimo, filmato nella camera d’albergo parigina dove alloggiava per le tre date fissate alla Cité de la musique.

Nella lunga intervista della rivista londinese, viene ripercorsa la genesi di alcuni dei brani più significativi tra quelli scritti in quarant’anni da Vega. La selezione include anche Last train from Mariupol, definita come una filastrocca per bambini sia per i testi che per la struttura armonica.

La canzone – dice Suzanne – è scaturita dalle immagini che arrivavano dai media, soprattutto all’inizio della guerra, durante il mese di Febbraio, quando una massa di persone nel panico cercava di mettersi in salvo sui treni“. La scelta di Mariupol, dice Suzanne, è per la musicalità del nome, che ha sentito dal resoconto di un reporter: “Un bellissimo nome. Anche la città lo è. Meritava una canzone“.
Anche l’immagine dell’assenza di Dio proviene da un racconto giornalistico, suggestione che Vega trasforma con il suo consueto metodo poetico, nella presenza di Dio stesso sul treno che lascia la propria terra insieme al popolo.

Il video si può vedere sul profilo ufficiale Youtube di The Line of Best fit: Suzanne Vega – Last Train from Mariupol

The Stone Roses – Ten Storey love song: la storia del videoclip

Second Coming esce dopo cinque anni e mezzo di pausa dal debutto degli Stone Roses.
È il cinque dicembre del 1994 e il contesto musicale britannico è mutato. La nuova british invasion rischia di spingere sullo sfondo la band di Brown, Squire, Mani e Reni, mentre si attinge a piene mani anche dalle loro intuizioni, facendo il verso al groove che aveva caratterizzato il sound Madchester in quella fusione tra pop, acid house e influenze psichedeliche.

Le aspettative, il ruolo nefasto della stampa di settore nel pomparle, per poi disinnescarne la carica, i gusti e le intenzioni dei rispettivi membri, sviluppati in direzioni diverse ed infine la scomparsa di Philip Hall, addetto stampa della band, morto di cancro un anno prima della pubblicazione, collocano Second Coming in quello strano limbo tra un lavoro fuori tempo massimo e un’elegia dell’oscurità, tanto introspettiva quanto affascinante.

A questo si aggiunge una lavorazione lunghissima, sofferta e culminata con quello che sarà un imminente scioglimento rispetto alla data di pubblicazione dell’album, preceduto dall’abbandono del progetto da parte di Reni, il batterista, all’inizio del 1995.

Sottoposto a continue rivalutazioni, anche nella cultura popolare, basta pensare alla debacle tra Nick Frost e Simon Pegg in Shaun of the Dead di Edgar Wright mentre decidono quali dischi salvare e quali fracassare contro l’orda di morti viventi, l’album è anche il risultato di un progressivo ritrarsi.

Al di là delle occorrenze intorno ai tre video realizzati durante la promozione, dove i membri della band partecipano in forma ridotta oppure disertando completamente il set, emerge un’immagine distante, simulacrale e volutamente fuori fuoco rispetto alla centralità mediatica del momento.
Non solo l’assenza di Reni, ma una programmatica frammentazione dell’identità della band, ad eccezione del secondo video realizzato per il singolo di Love Spreads, diretto da Steve Hanft per il solo mercato statunitense, l’unico ad avere un setting tradizionale, rimosso dal profilo Youtube ufficiale della band e sostituito con la clip originariamente realizzata per il mercato britannico.

Il video che meglio sintetizza queste intenzioni è Ten Storey Love Song.

La dolente ballad di resistenza amorosa, si trasforma nell’immagine disgregata di un incubo febbrile, dove tutto promana dalla soggettiva interiore di Ian Brown, e ogni immagine è un riflesso fallace. Mani e Squire guardano il video americano di Love Spreads, l’unico dove effettivamente sono tutti insieme; Reni è assente dal set, ma una figura non identificata porta una maschera con il suo volto, identica a quelle con i tratti di tutti i membri, indossate da un gruppo di ballerine nel video di Begging You.

Il set è una stanza ricostruita con tutte le sproporzioni di una visione distorta ed espressionista, mentre found footage familiare e immagini dal cinema globale delle origini si intrecciano con le elaborazioni della coscienza.

Dietro la macchina da presa, Sophie Muller, già affermata dopo la sua lunga collaborazione con Eurythmics, Annie Lennox e una serie di video importanti realizzati nel 1994, tra cui la “prom night” di Courtney Love nel noto Miss World.

Difficile negare le suggestioni psicotrope del video, quasi fossero un indicatore di quello che stava accadendo alla band, inclusa la messa in scena di una crisi d’astinenza. Eppure il video ha ancora un fascino incredibile per le modalità con cui il set viene plasmato sulle possibilità della coscienza. L’incubo, la visione aumentata, le proiezioni dell’inconscio e non ultimi i frammenti dell’attività mnestica, espandono i confini di una stanza e quelli dei set videomusicali coevi, troppo spesso ancorati alla centralità performativa, oppure alla relazione tra oggetti e liriche stabilita in termini mimetici.

La love song tutta introflessa di Brown, diventa anti-apologetica con le immagini di Sophie Muller. Prima ancora che Danny Boyle fondi una retorica efficace e furba sulla soggettiva psicotropa, riconfigurando la claustrofobia degli interni con un’immagine spinta verso la distorsione, la Muller costruisce un set con le luci, i colori e i props del cinema horror contemporaneo, senza calcare la mano sulla forma esteriore della visione, ma al contrario, cercando in un’arte visuale di tipo combinatorio, la relazione tra coscienza e immagine. Perché è soprattutto l’origine e la sorgente di quest’ultima a interessarla. Tutti i corpi, in Ten Storey Love Song, sono rimediati da una cornice che li incorpora e li rende evanescenti, inclusa la presenza centrale di Ian Brown, fantasma di se stesso, investito da una luce catodica oppure inscritto nel formarsi incerto di un segnale broadcast. La band abita allora un interstizio tra presenza e assenza, tra set e immagine trasmessa.

Nella tempesta di neve, o meglio ancora, in quella prodotta dal rumore bianco di una memoria assediata da immagini ipermediali e dallo sfaldarsi della propria, l’avventura degli Stone Roses sfuma e si infrange nell’angoscia dei novanta.

Dead Kennedys – Fresh fruit for rotting vegetables: Il vinile e il CD del Mix 2022

Diciamolo subito, il mix 2022 di “Fresh Fruit for Rotting Vegetables“, curato da Chris Lord-Alge, ingegnere del suono di grande fama e fan dei Dead Kennedys, è un must have.
Il suono raggiunto a partire dal 16 piste analogico è davvero sorprendente, perché non snatura l’originale ed esalta dinamica, potenza e forza d’urto. Se l’autarchia del mix originale era dovuta anche ad una questione di budget, è difficile dimenticare la qualità graffiante e abrasiva di quei suoni. Lord Alge, con massima approvazione da parte di East Bay Ray, ha mantenuto quelle caratteristiche, regalando ad ogni strumento una maggiore tridimensionalità.

Per farsi un’idea, la nostra video recensione, con alcune tracce in pre-ascolto (compresse in mp3 320)

La versione analizzata nel video è quella Cd digipack, che contiene un bel booklet con un saggio sulle fasi di lavorazione del disco e gli statement di fan illustri dei Dead Kennedys, tra cui Dave Grohl e Duff McKagan.

Il mix 2022 di “Fresh Fruit for rotting vegetables” è disponibile anche in versione vinile 33 giri, ad un costo di 20 sterline, contro le 11 della versione cd che abbiamo appena esaminato.

Quello che è un classico del punk californiano anni ottanta, nato come reazione alle politiche di Ronald Reagan e che darà l’avvio all’etichetta di Jello Biafra, l’Alternative Tentacles, fu pubblicato originariamente dalla britannica Cherry Red. L’operazione del nuovo mix ha diviso i membri della band, Mentre Klaus Flouride ed East Bay Ray hanno supportato l’operazione dopo aver sentito un provino di Lord-Alge su “Chemical Warfare“, Jello Biafra ha contestato il nuovo mix pubblicato da Cherry Red dicendo che il risultato è più caldo e definito, mentre l’originale aveva un impasto più “melmoso” che Biafra preferisce di gran lunga.

La fusione di grottesco e orribile, il sarcasmo e la violenza, l’ironia e la distorsione, sono il cuore formale ed estetico di Fresh Fruit For Rotting Vegetables. La revisione delle intuizioni punk attraverso una rilettura delle retoriche sonore degli anni cinquanta e sessanta, sposta l’asse verso la velocità e la parodia, quasi per tradurre in termini sonori una visione degli Stati Uniti osservati attraverso la lente distorcente di un parco attrazioni. La politica delle armi, l’ipocrisia della realpolitik, l’infrangersi del capitalismo globale, una danza macabra che si muove sul crinale del contrasto, dell’esagerazione verbale, teatrale e anche sonora.
Queste caratteristiche peculiari di uno degli album più importanti degli anni ottanta, non sono minimamente compromesse dal nuovo Mix 2022.
Il primo aspetto da evidenziare è che la chitarra incline al surf di East Bay Ray è più brillante rispetto alle copie originali del vinile, diffuse a partire dal 1980. E se la batteria viene evidenziata con una forza d’urto maggiore, vengono penalizzati i suoni più bassi e quindi la presenza oscura del lavoro di Flouride, forza trainante dei DK. Questo significa che alcuni brani dove questi elementi sono la chiave di lettura risultano in secondo piano, mentre altri esaltano la sonorità complessiva.

Diventa allora soggettivo fornire un giudizio su un lavoro comunque eccellente sul piano sonoro e realizzato con moltissima cura, perché l’urgenza e anche la forza graffiante vengono completamente rispettate. Il CD in questo senso ci sembra l’opzione più giusta e onesta per il Mix 2022.

Graham Coxon dei Blur lancia The Waeve, il suo nuovo progetto: il video di Kill me again

The Waeve non è il nuovo progetto solista di Graham Coxon, chitarrista dei Blur, ma una vera e propria band con un album in arrivo il prossimo 3 febbraio del 2023. Mentre la storica band britannica si sta preparando per il re-union tour estivo, con una sola data italiana al Lucca Summer Festival, Coxon ha già pronte dieci nuove tracce che saranno pubblicate sulla consueta Transgressive records di Tim Dellow e Toby L, etichetta che ha pubblicato parte dei suoi lavori solisti a partire da The Spinning Top. Condiviso con Rose Elinor Dougall, ex The Pipettes, il progetto ha già due videoclip ufficiali all’attivo. A distanza di due mesi dalla pubblicazione di Can i call you, è uscito ieri Kill me again, brano che conferma la combinazione di elettronica, pop e incursioni elettriche tipiche del songwriting di Coxon, con forma e sax bowiani molto più convincenti. Mentre Can i call you era interamente cantata alla Dougall, Kill me again è un vero e proprio duetto.

Il video è diretto da David J East, regista britannico molto attivo nel campo dell’advertising e che ha vinto l’NME music video awards del 2022 per il video epicissimo di Neptune diretto per i Foals. Qui sceglie una via più astratta e visual, che recupera molte suggestioni dei video anni novanta, probabilmente il linea con le intenzioni visuali della band, molto simili in questo senso alla clip di Can i Call you, diretta sempre da East e costruita su sovrimpressioni e forzature colorimetriche.

Oltre ai videoclip, The Waeve, hanno lanciato una serie di teaser sul canale youtube ufficiale, tra cui i 39 secondi orchestrali di Here comes The Waeve che anticipano in realtà un estratto da Drowning, e una serie di visuals legati a Something Pretty, traccia autoprodotta per il loro show di debutto e successivamente ai sei minuti di Drowning, pubblicata per intero un mese fa e definita come la traccia più cinematica di tutto l’album. Molta carne al fuoco.

Blur, unica data italiana al Lucca Summer Festival 2023

Ne sono passati di anni dal mitico live dello Slego di Rimini, quando i Blur aprivano le danze con Popscene, il singolo pubblicato a cavallo tra Leisure e Modern Life is Rubbish, secondo album che veniva promosso durante il tour europeo del 1993.

Blur, Lucca Summer Festival 22 luglio 2023, unica data italiana

In Italia non mettevano piede dal 2013 e ci torneranno nella splendida cornice del Lucca Summer Festival il 22 luglio del 2023, per uno dei concerti allestiti presso le mura storiche della città, location che negli ultimi anni ha ospitato Rolling Stones, Roger Waters, Ennio Morricone, Elton John, solo per nominare alcuni dei grandi nomi che sono stati ospitati dal festival della D’Alessandro e Galli.

Quella lucchese è l’unica data italiana aggiunta a quelle del reunion tour, che includerà venue come il Wembley Stadium di Londra e il Malahide Castle di Dublino.

A 35 anni dalla loro formazione, Damon Albarn, il chitarrista Graham Coxon, il bassista Alex James e il batterista Dave Rowntree , celebreranno il meglio della loro carriera.

Senza considerare la fugace apparizione del 2019 sul palco londinese di Africa Express, il progetto benefico allestito da Albarn, l’ultima volta che i Blur hanno suonato insieme risale al 2015, per il tour di supporto a The Magic Whip, a tutt’oggi ultimo album prodotto dalla band.

Blur, il nuovo album e le attività soliste

Il reunion tour non è ufficialmente connesso alla pubblicazione di un nuovo album, nonostante i rumors insistenti che parlano di secretate attività in studio, dove i Blur starebbero registrando nuovo materiale. Difficile dire se le notizie trapelate sui forum grazie alle solite gole profonde hanno qualche fondamento o sono pilotate dal desiderio.

Le uniche informazioni certe, oltre alle date dell’atteso reunion tour, riguardano la prolifica attività solista di alcuni membri: Albarn pubblicherà proprio nel 2023 un nuovo album con i Gorillaz, già anticipato questo agosto dal singolo “New Gold“; Graham Coxon aggiungerà un nuovo tassello alla sua ricca e notevole attività solista con la fondazione di The Waeve, nuova band con un album in arrivo il 3 febbraio 2023 e con un tour promozionale previsto per la sola inghilterra durante la seconda metà di Marzo. Il video ufficiale del secondo singolo, suggestiva deriva bowiana, si intitola Kill Me again ed è uscito ieri a due mesi di distanza da Can i call you. Gennaio 2023 invece è il mese di Dave Rowntree che pubblicherà il suo debuto solista intitolato Radio Songs, già anticipato dal singolo Devil’s Island, inconsueta e interessante sperimentazione poliritmica, meno evanescente di altre uscite simili elaborate dal collega Albarn.

Più imprenditoriale Alex James, che come ogni anno tonerà ad allestire l’edizione 2023 del The Big Festival, kermesse musicale naturista, organizzata all’interno della sua fattoria nella catena collinare delle Costwolds.

Sulla re-union del 2023 la band ha per ora confermato la natura celebrativa del’operazione: “Adoriamo suonare queste canzoni, ed è tornato il momento di farlo su un palco” ha dichiarato Albarn. Anche Coxon non vede l’ora di tornare a suonare con i “fratelli“, la dimensione live è per il chitarrista irrinunciabile: “I live dei Blur – ha aggiunto – sono sempre fantastici per me. Una bella chitarra e un amplificatore al massimo e un sacco di facce sorridenti“. Per Dave Rowntree: “Dopo il caos degli ultimi anni, è fantastico tornare a suonare insieme alcune canzoni in un giorno d’estate“.

Blur Reunion Tour 2023, Lucca Summer Festival unica data italiana: prevendite

Oltre alla giornata di pre-sale prevista per oggi sul sito di Virgin Radio dalle ore 11 alle ore 23:59 di GIovedi 1 Dicembre, l’apertura generale è fissata per Venerdi 2 Dicembre ore 11 su www.ticketone.it o sul sito ufficiale del Lucca Summer Festival

Tindersticks – Both Sides of the Blade: il video di Stuart A. Staples

I Tindersticks hanno festeggiato trent’anni di attività lo scorso 25 marzo con Past Imperfect, la raccolta pubblicata da City Slang che ripercorre la carriera del combo di Notthingham dal 1992 al 2021. L’unico inedito incluso nell’album retrospettivo è Both Sides of the Blade, scritto per la colonna sonora di Avec amour et acharnament, il film di Claire Denis presentato alla 72/ma Mostra internazionale del Cinema di Berlino e premiato con l’Orso d’Argento per la migliore regia.
La collaborazione dei Tindersticks con la regista francese era cominciata nel 1996 con il film Nénette et Boni, per poi proseguire fino ad oggi, con qualche eccezione tra cui la colonna sonora di High Life, scritta interamente dal solo Stuart A. Staples, frontman della band.
La clip del video era stata diffusa via Youtube lo scorso Gennaio, due mesi prima della pubblicazione dell’album e un mese prima rispetto alla presentazione berlinese del film, che è uscito da pochi giorni anche in Italia, con il titolo di Incroci Sentimentali e la distribuzione curata da Europictures.

Diretto dallo stesso Stuart A. Staples e con la fotografia curata da Neil Fraser, chitarrista dei Tindersticks, il video di Both Sides of the Blade è interpretato da Suzanne Osborne, pittrice inglese, moglie di Staples e autrice, tra le altre cose, dei bellissimi artwork della band britannica tra cui i ritratti inclusi nel primo, splendido lavoro pubblicato nel 1993 su This Way Up.

Stuart e Suzanne avevano anche collaborato per un volume di testi e pitture intitolato Singing Skies, pubblicato nel 2013 con una tiratura di sole 2,500. I testi scritti per i Tindersticks in quel caso venivano isolati dal contesto e associati alle pitture quotidiane che Suzanne realizzava, osservando le mutazioni del cielo.

Per il video di Both Sides of the Blade, enigmatica canzone sulle due facce del sentimento amoroso, Staples gira in bianco e nero e riflette allo specchio una visione personale e identitaria di rara semplicità e potenza.