sabato, Novembre 23, 2024
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Maredè – Settembre, il videoclip di Alan Francis G.

Alan Francis G. è lo pseudonimo di Francesco Di Benedetto. Attivo come regista di videoclip, spot pubblicitari, un paio di corti, affianca al videomaking l’attività come fotografo di moda.
Attraverso il sodalizio con Ruben Quaranta ha perfezionato uno stile molto vicino al cinema della realtà, da cui ricava lo spazio adatto per coreografare i tempi tra immagine e musica in modo verace e originale.

Il suo nuovo lavoro diretto per Maredè, giovane cantautore marchigiano, parte dagli stessi presupposti, per semplificarne i risultati in una forma minimale. Lo sfondo adriatico restituisce un’immagine più statica e di derivazione fotografico/pittorica. Oltre al ballo tra il porto e la spiaggia di Cesano, si scorge una figura distesa che contempla l’orizzonte a fianco della propria bicicletta.

Sguardo nostalgico rivolto altrove, mentre i costumi di Aurora Mancini e i colori pastello consegnano un’immagine in linea con la rimediazione teleseriale del passato: brillante e impossibile, come le ricombinazioni vintage della campagna GENTE Roma per cui Di Benedetto ha realizzato una serie di spot.
Settembre” non è il suo videoclip migliore, ma è forse quello maggiormente “prodotto” e che potrebbe anticipare interessanti sviluppi futuri nel suo lavoro come regista.

Microfreak, la video guida completa al sintetizzatore ibrido analogico di Arturia

Da quando Microfreak ha fatto breccia nel mercato dei sintetizzatori, il dispositivo di Arturia è cresciuto e ha implementato nuove funzioni.
Piccolo per dimensioni e dal peso leggerissimo, ma dalle prestazioni sorprendenti, Microfreak è un sintentizzatore ibrido analogico/digitale che lavora con numerosi motori di sintesi, con un filtro analogico multimodale e con una tastiera avveniristica dalle funzioni capacitive, che può funzionare con la diversa pressione del polpastrello sulla superficie, in modo da offrire notevoli sfumature del suono in fase performativa.

Microfreak, synth piccolo nelle dimensioni, ma dalle molteplici funzioni

Microfreak integra anche un LFO, un Arpeggiator e un Sequencer molto versatile che consente creazioni di sequenze live e in modalità step recording, ma anche due inviluppi, tra cui uno ciclico che introduce modellazioni del suono davvero complesse e ricche di sfumature.
Attraverso un sistema a matrice è possibile stabilire connessioni tra le diverse parti del synth distinguendo sorgenti di modulazione e destinazioni da modulare.
Utilizzabile sin da subito con un’alimentatore da 12v e un plug per le cuffie, integra anche un’uscita Jack TRS per la connessione con mixer e diffusori, un’uscita midi, una CV + GATE e la connessione USB per dialogare con Midi Control Center, il software proprietario del brand francese che serve a configurare di tutti i dispositivi Arturia incluso controller come Keylab Essential, e che nel caso di Microfreak è utile per tutti gli aggiornamenti del Firmware.
Proprio la versione 5.0, l’ultimo di una serie di aggiornamenti progressivi, ha aggiunto alcuni motori di sintesi granulare e la possibilità di modificare con questi, samples di propria produzione.
Nella nostra videoguida di ben due ore partiamo da zero per arrivare alle ultime funzioni di Microfreak, incluso quelle che trasformano il dispositivo in un vocoder a tutti gli effetti.

Microfreak, la video guida completa e in italiano per usare da subito il synth analogico/digitale di Arturia

Microfreak, le funzioni principali

La video guida di due ore dedicata a Microfreak che abbiamo realizzato per i nostri lettori è un vero e proprio mini-corso di formazione utile per cominciare a lavorare con il dispositivo Arturia.

Le istruzioni in formato PDF scaricabili dal sito ufficiale dopo l’acquisto e la registrazione del prodotto, sono capillari ed esaustive, ma come tutti i manuali, sono organizzate con una tassonomia più utile alla consultazione che all’impostazione di una sessione di lavoro.

Microfreak è un dispositivo davvero ricco di funzioni e di possibilità e anche la già citata guida, lascia fuori alcuni aspetti che approfondiremo in seguito, come per esempio il dettaglio sui davvero numerosi oscillatori presenti e i passaggi per lavorare al meglio con la sintesi granulare.

I più di 400 preset di fabbrica consentono da subito di farsi un’idea delle potenzialità sonore del mezzo, che variano da modellazioni Eurorack passando per sonorità più originali e innovative.

La gamma di possibilità tonali e sonore è ampia e procede dalla club music verso l’ambient, dalle original soundtracks degli anni 80 fino all’industrial-noise.

La tastiera capacitiva ci è sembrata ottima per le possibilità performative, anche se per qualcuno abituato a caratteristiche più tradizionali potrebbe risultare spiazzante utilizzare tasti sensibili al polpastrello, ma che non hanno caratteristiche semipesate.
In questo senso, le uscite MIDI consentono la connessione con controller di dimensioni più importanti, per sfruttare le caratteristiche del synth analogico con una tastiera tradizionale.

Ottimo il Display OLED che propone una serie di rappresentazioni grafiche dell’onda sonora durante la modellazione, oltre ad un sistema di navigazione integrato dei parametri e dei settaggi interni al dispositivo, davvero infiniti.

Non devono essere trascurate le caratteristiche parafoniche, davvero una marcia in più per dispositivi di questo tipo. La parafonia, come spieghiamo nella video guida, non è esattamente un sistema polifonico, ma lo simula al meglio, consentendo al synth sfumature davvero ricche anche durante l’utilizzo del sequencer.

Arpeggiator e Sequencer sono caratterizzati da una serie di funzioni di registrazione, memorizzazione e manipolazione della sequenza davvero notevoli. Segnaliamo a questo proposito la possibilità di modificare “live” una sequenza già registrata, inserendo al volo parametri di modulazione che trasformano in un oggetto dinamico le usuali potenzialità di un sequencer.

L’ultimo aggiornamento del firmware giunto alla versione 5.0 da pochi mesi, ha aggiunto tre motori di sintesi granulare e la possibilità di caricare e modellare sample originali di propria produzione. Nel video guardiamo insieme alcuni aspetti, spiegando come ottenere il meglio dal campionamento di un suono.

La funzione Vocoder consente di trasformare dispositivo e tastiera in un vocoder a tutti gli effetti. La versione standard di Microfreak in nostro possesso non include il microfono che era in dotazione con la limited edition. Ma questo può essere acquistato per circa 30 euro nello store ufficiale Arturia. Possono anche essere utilizzati microfoni di terze parti, ma il microfono Arturia garantisce una compatibilità maggiore e soprattutto, il fatto che sia montato su un braccio pieghevole cosiddetto “a collo di cigno”, lo rende adatto per bisogni performativi.

Last but not least, il prezzo. Arturia Microfreak viene venduto per circa 350 EURO, si può acquistare dallo store ufficiale del brand francese.

Per le funzioni del dispositivo è davvero un costo contenuto.

The Jesus And Mary Chain: Sunset 666, il doppio live in vinile, un must have

La londinese FuzzClub Records pubblica il doppio vinile di The Jesus And Mary Chain intitolato “Sunset 666” con uno splendido artwork ideato da Olya Dyer, talentuosa artista grafica e designer di origini siberiane, stanziata a Berlino.
Il doppio gatefold documenta i live del 2018 all’Hollywood Palladium, quando la band dei fratelli Reid apriva per i Nine Inch Nails, in uno scambio amichevole con Trent Reznor che qualche decennio prima introduceva i concerti della seminale band scozzese.
Delle sei date losangeline, il doppio disco documenta quelle dell’11 e del 15 dicembre, con una sintesi che ripercorre l’intera carriera dei The Jesus And Mary Chain, da Psychocandy del 1985 a Damage and Joy del 2017.

Confezionato con la medesima cura con cui Fuzzclub ha ristampato recentemente Munki, l’album della band pubblicato originariamente nel 1998 e proposto in una versione vinile rosso splatter, lo abbiamo esaminato per voi con un video.

“Sunset 666” è davvero un must have, non solo per la qualità del prodotto materiale, ma anche per quella sonora e musicale di cui vi parliamo in dettaglio dopo il video.

The Jesus And Mary Chain – Sunset 666 – l’unboxing e la video recensione del doppio vinile live

La registrazione di Sunset 666: qualità live, rumore e incendio

Per chi ha avuto la fortuna di assistere ad un live dei The Jesus And Mary Chain, la qualità immersiva e coinvolgente delle loro sonorità non è certamente un dato nuovo. L’aspetto più difficile è quello di riproporre su supporto fisico quell’energia elettrica che emerge dai loro concerti.
Il lavoro svolto dall’ingegnere del suono Michael Brennan, che si occupato delle registrazioni dal desk e della post produzione, ha davvero del miracoloso. Invece di suturare e correggere i difetti in fase di missaggio, si è concentrato sulla resa live, restituendo un suono caldo e corposo di rara aggressività.
Da una registrazione sostanzialmente casuale, effettuata con un dispositivo USB per connettere il laptop al mixer e che avrebbe potuto caratterizzare un bootleg di qualità, si è scelto di assecondare l’approccio empirico mantenendo crudezza e onestà, l’esatto opposto dei live confezionati oggi, tutti orientati ad addomesticare e truccare suoni e livello dell’esperienza.

L’assenza di microfonazione del pubblico crea una distanza solo apparente, che viene completamente recuperata dalla prossimità e dallo slancio vitale dei suoni. L’editing quindi, ridotto al minimo, è servito semplicemente a cancellare le pause, i momenti di accordatura e altre piccole dilatazioni dello show.

Il suono dei live del 2018 si lascia dietro le spalle la narcolessia sonora, altro aspetto tipico della musica prodotta dai fratelli Reid, per puntare sul rumore e una furente atmosfera fuzzy.
Il risultato è quello di un’esperienza psichedelica violentissima che in un certo senso mette insieme gli esordi della band con lo spirito di alcuni episodi di Honey’s Dead, trasformando, in meglio, i pochi brani estratti dall’ultima fatica del duo, Damage And Joy, pubblicato nel 2017.

Su questa linea, la dilatazione estrema di “Reverence“, vicina alla soglia dei nove minuti, tra caos, furia e un groove irresistibile che recupera gli Stooges di “I Wanna Be Your Dog”.

Colpisce il lavoro sulla batteria di Brian Young e la saturazione chitarristica coadiuvata dal contributo di Scott Von Ryper che ovviamente si aggiunge ai suoni principali di William Reid.
Ospite anche Isobel Campbell in due brani, “Black and Blues” e “Sometimes Always”, quest’ultimo originariamente supportato dalla voce di Hope Sandoval dei Mazzy Star. L’eco femminile di “Just Like Honey” è invece affidato a Bernadette Benning.

Lo show del 15 dicembre è quello maggiormente documentato e occupa le facciate A,B e C. La D invece è una registrazione dello show dell’11 dicembre, estratto in questo caso nel rispetto della progressione dell’intero show. Il risultato complessivo è quindi quello di una data completa delle sei al palladium, se si considera la cronologia della tracklist.

“Sunset 666” è uno dei dischi live più convincenti pubblicati negli ultimi anni, consigliato non solo a chi conosce bene la musica dei fratelli Reid, ma anche a tutti coloro che cercano un punto da dove partire per avvicinarsi alla musica dei The Jesus and Mary Chain.

The Jesus and Mary Chain – Sunset 666 si acquista su FuzzClub Records da questa parte

Melvins – At the stake: il box con tutte le registrazioni su Atlantic Records

Cherry Red mette mano alle registrazioni su Atlantic Records dei Melvins, e pubblica tutto il periodo Major della band di Seattle. 3 CD che includono tutti e tre gli album pubblicati dal 1993 al 1995, a partire dal quinto in assoluto, “Houdini“, prodotto in parte da Kurt Cobain.

Ma oltre a “Houdini“, “Stoner Witch” e “Stag“, sono incluse anche delle introvabili b-sides, uscite insieme ai singoli pubblicati in quegli anni, che vanno a completare le registrazioni su Atlantic.

Tra gli inediti, segnaliamo le bellissime cover di “Lexicon Devil” (The Germs), “Rocket Reducer” (MC5) e “Interstellar overdrive” (Pink Floyd).

Il box Cherry Red è un classico clamshell cartonato che contiene tre CD in buste singole che recuperano tutti gli artwork originali.

Illustrazioni, testi, note, fotografie delle inner sleeves, vengono tutte riprodotte nel booklet interno al box, che non presenta note e analisi aggiuntive.

I Melvins, che avevano pubblicato fino a quel momento per la Boner Records, etichetta californiana fondata da Tom Flynn e che nel roster ha accolto band come Steel Pole Bath Tub, Hell’s Kitchen e Superconductor, proseguiranno dopo la parentesi Atlantic, incidendo nuovamente per realtà indipendenti come la Amphetamine Reptile, etichetta con la quale avevano esordito durante il periodo Atlantic, incidendo “Prick” nel 1994 e soprattutto con la Ipecac, con cui incideranno numerosi album a partire dal 1999 fino ad oggi, con una scadenza quasi annuale-

Buzz Osborne (AKA King Buzzo; chitarra e voce) e Dale Crover (batteria) hanno mantenuto una coerenza estetica e sonora invidiabile. Molti i bassisti che si sono avvicendati durante la loro carriera, da Matt Lukin, successivamente con i Mudhoney, Lori Black, Kevin Rutmanis, Jared Warren e Mark Deutrom, quest’ultimo attivo per tutto il periodo Atlantic.

Gli artwork surreali e disturbanti vengono in parte realizzati dalla moglie di Buzz, Mackie Osborne, che nella fase Atlantic disegna le copertine di “Stoner Witch” e “Stag”.

Eccentricità che si riverbera nel nonsense visionario delle liriche. Il breve periodo major della band segue in qualche modo l’esplosione circoscritta del grunge che per capitalizzare il successo ottenuto dai Nirvana, misero sotto contratto altre band “eccentriche” come Jesus Lizard, TAD e Butthole Surfers.
I Melvins anche in questa fase, pur raggiungendo una concisione maggiore rispetto ad un album fluviale, narcolettico e bellissimo come “Ozma”, vanno dritti per la loro strada, senza alcuna ingerenza e addomesticamento del loro sound. La trilogia include perle assolute, dilatazioni impensabili, cover straordinarie e per i novanta assolutamente anti-cool come “Going Blind” dei Kiss, amore mai nascosto dei nostri.
Kurt Cobain, in parte produttore di “Houdini” e già fan della band dai tempi di Bleach, album influenzato dallo sludge di quegli anni e soprattutto dal sound di Osborne/Crover, contribuirà ad amplificare l’attenzione sulla musica dei Melvins nonostante le controversie in sede di produzione.

Controversie che fanno parte anche della relazione di Osborne con i media, sempre anti-apologetica, sinceramente provocatoria e totalmente in controtendenza rispetto alle posture alternative.

Keeping Control, independent music from Manchester 1977-1981: recensione

Manchester, la città che ha dato vita ad un sound specifico e alla musica più influente a cavallo tra gli anni settanta e l’introduzione al nuovo decennio, non è solo Buzzcocks, Joy Division, New Order, The Fall, John Cooper Clark, Durutti Column, A Certain Ratio.
Tutti i suoni e le band, adesso dimenticate, che si sono mosse intorno al Manchester Musicians Collective, grande catalizzatore di eventi, nuova musica e nuovi suoni, viene affrontato in questo indispensabile cofanetto pubblicato da Cherry Red insieme a suoni e canzoni che sono diventate parte della storia del rock.

76 tracce che esplorano anche i suoni di etichette come Rabid, TJM, Object Music, Absurd, Bent e band meno conosciute come i 48 Chairs, Bet Lynch’s Legs, Manicured Noise.

Un ritratto esaustivo dell’identità sonora di una città che ha dato vito alla musica più caustica e oscura in terra d’albione.

Il box, costituito da 3CD contiene anche un booklet esaustivo curato dal fondatore della TJM, che esamina traccia dopo traccia il contenuto.

Guarda il nostro video unboxing di Keeping Control, Independent Music from Manchester 1977-1981 e acquista il prodotto sul sito Cherry Red.

Feat&Beat, tra meeting delle etichette, workshop e showcase: 8-10 settembre a Firenze

La storia del Lumen, luogo di cultura sostenibile situato a Firenze, è sintetizzata da un bel documentario che concentra origini, scopi e missione del progetto, visibile su YouTube da questa parte.
Questa suggestiva venue che è molto di più di una venue tradizionale, ospita in questi giorni Feat&Beat, la più recente delle rassegne allestite in Via del Guarlone 25 a Bellariva, Firenze.

L’iniziativa, realizzata con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e la collaborazione di Codesign Toscana, ben riassume lo spirito combinatorio del luogo e dei creatori che ci lavorano. Musica, ma anche meeting e workshop intorno al concetto stesso di produzione, dove viene favorito l’incontro tra labels, musicisti e il pubblico.

Si esplora quindi l’universo delle etichette indipendenti in modalità pratica e completamente fuori dalla retorica statica e ininfluente di certe categorizzazioni.

Feat&Beat non è solo meeting delle etichette indipendenti allora, perché è uno spazio laboratoriale vero e proprio, dove workshop, improvvisazione, live, showcase e vetrina, si contaminano in modo concreto. Un approccio rizomatico molto diverso da quello verticale a cui siamo abituati.

Dall’8 al 10 settembre quindi, una tre giorni ricca di sorprese, ospiti e anche attività formative.

Oggi, 9 settembre 2023, si comincia alle 17:30 a rotazione fino alle 19:30 con i ritagli musicali di Sharon Chianese, talentuosa illustratrice, che pone molta attenzione ai supporti, tra cui la carta riciclata, addirittura a partire dai ritagli dei quotidiani, fino alle fibre vegetali. I suoi workshop, ricchi di invenzione e manualità, sono un vero spettacolo e se volete saperne di più, Sharon promuove le sue attività attraverso un bel profilo Instagram sempre aggiornato.

[ Sharon Chianese, La marionetta (2021) ]

Stessa fascia oraria rotante per le percussioni “Odd Rhythm” legate alle ritmiche dispari, a cura di Gabriele Pozzolini. Il laboratorio offre una panoramica concisa ma esaustiva sui “beat” dispari che sono impiegati in alcune culture musicali, in particolare dell’Est Europa. Ascolti, imitazioni e cenni teorici saranno alla base del workshop, dove si esamineranno contestualizzazioni diverse rispetto alla loro provenienza originale. Indicatissimo per musicisti che abbiano almeno una preparazione di base. Portare un proprio strumento è possibile e gradito.

Filippo Giuffré curerà invece un workshop intitolato “Ricicla crea fai rumore”. La fascia oraria è dalle 16 alle 20 e saranno esplorati metodi di costruzione a forma libera per circuiti elettronici. Feedback dell’amplificatore e conduttività del corpo sono al centro della ricerca di Giuffré che ci condurrà verso la creazione di un Touch Synth costituito da materiali misti. Si sega il legno quindi, si avvolgono fili, si salda e infine si tocca. Non ci sono competenze specifiche per seguire il workshop.

I workshop di Sharon Chianese e di Filippo Giuffré, lo ricordiamo, saranno ripetuti con la stessa formula il 10 di settembre. Si aggiungerà quello di ideazione collaborativa chiamato “Dicci la tua” curato da w/Codesign Toscana, vero e proprio meeting con addett3 ai lavori del settore dove saranno esplorate idee, percezioni, criticità e opportunità attuali e future sulla musica dal vivo e sui nuovi linguaggi musicali emergenti. Particolarmente indicato per chi vuole avere un’idea alternativa sul modo in cui si può concepire un evento.

Ricordiamo anche che la partecipazione ai workshop è gratuita, ma è consigliata la prenotazione, inviando una mail a cultura@lumen.fi.it specificando nell’oggetto il workshop a cui si intende partecipare.

Gli showcase del 9 settembre prenderanno corpo dalle 21 alla mezzanotte e includono la partecipazione di rlung (Biodiversità Records), musicista praghese con una vocazione cinematica, impegnato nella creazione di paesaggi sonori con un elettronica organica e ipnotica che coinvolge l’utilizzo preminente di field recordings.

Quindi Records invece è la label fiorentina fondata da Dj Rufus, che per questa occasione propone un dj set con le prossime uscite della label

[ Royal Tears, il video di American Cream Band, estratto dall’imminente “Presents”, album della band in uscita su Quindi Records il prossimo 15 settembre) ]

Maximilian Gallorini, per Fango Radio Editions, proporrà la sua più recente ricerca sonora, mentre Dj fdm, moniker che sta per “Faccia di Merda“, è un collimatore di suoni diversi. Il suo show, riesce a far ballare chiunque combinando suoni anni ’20, reperti stetoscopici, house primitiva, riff etiopi, ritmi dell’africa centrale, gagaku, freejazz, rebetiko, voodoo, gnawa e stambeli, electro, classica contemporanea.

Da non perdere gli Electric Souls, power trio fiorentino costituito da Dario Mangano (Chitarra), Alberto Palloni (Basso) e Tiziano Pratesi (Batteria). Jazz londinese di ultima provenienza, club music anni novanta, e molti riferimenti ai suoni di Drum’n’Bass, Jungle, Disco, Broken Beat, Grime, Garage.
Freeform allo stato purissimo.

[ One, due tre, nuovo videoclip degli Electric Souls ]

Unico, magmatico showcase per il 10 settembre, una serata fluviale dalle 21:00 alle 00,00 di improvvisazione freeform, chiamata Discomfort Dispatch dove confluiranno musicisti, label e creativi che hanno animato le tre giornate di Feat&Beat.

Ricordiamo a questo proposito che le labels coinvolte nella rassegna, sono:

Biodiversità Records, fondata nel 2017 e con al centro una chiara mission ambientale.

[ Biosphere #4 , Musica P I T, video e model 3D Matteo Mugnai ]

Quindi Records, realtà fiorentina attiva dal 2020 e fondata da Rufus DJ. Nel loro roster American Cream Band, Ellis Swan, Bondo, Monde UFO.

Ur Suoni, spesso ospite qui su indie-eye, label agguerritissima con base a Firenze, ma ricettiva a numerosi stimoli internazionali, basta pensare alla loro collaborazione con il compianto Mark Stewart. Hanno prodotto alcune delle uscite discografiche più interessanti degli ultimi anni, dove i ritmi del mondo incontrano punk, dance, e club music terroristica.

[ Lampredonto feat. Mark Stewart – ! WASTED !video ufficiale ]

Shed 626, hub discografico che si occupa non solo di produzione, ma anche di tutto ciò che gira intorno al prodotto a livello di comunicazione strategica. Produzione quindi, studio di registrazione, produzione di podcast, graphic design e molto altro. Gli Electric Souls fanno parte del loro roster.

AfoforoMusicClub, che pubblica musica non riconciliata e storta dal 1989. Sarà sufficiente fare i nomi di Ricci, Sanna, Andreini, Squarcicatrici, alcuni dei musicisti off e impro più importanti della penisola, ma anche artisti dal sud del mondo come Achref Chargui. Il loro roster attuale e in costante mutazione lo trovi su bandcamp.

Fango Radio Editions, collana editoriale di Fango Radio, emittente web indipendente nata nel 2019. La collana è focalizzata sulla pubblicazione di contenuti multidisciplinari che vengono proposti su molteplici formati. Su Bandcamp da questa parte.

Hupupa, nata in campagna, ma con un respiro apolide, si propone di mettere insieme il suono del futuro, con una propensione alle ritmiche organiche, alla musica etnica e alle atmosfere downtempo. Su bandcamp qui.

La Chute Dischi, costola discografica dell’associazione fiorentina La Chute APS attiva dal 2017 nell’organizzazione di eventi e concerti sul territorio toscano, è una label non tradizionale, che si muove nel contesto delle autoproduzioni, fuori dal corso mainstream.

[ Tutta la mia città, il video ufficiale de La Chute Orchestra ]

Buste per i dischi in vinile: quali scegliere?

Trasparenti oppure opache? Polietilene o polipropilene? anti UV oppure no? Quale spessore è quello giusto?

Sono solo alcuni dei dubbi che potrebbero assillare un collezionista di dischi alle prime armi, con la necessità di proteggere la propria collezione di vinili con le buste adeguate.

Nel nostro tutorial video abbiamo recensito alcuni prodotti commercializzati dalla britannica Spincare, prendendo in esame le gamme Density, Clarity e Crystal. Tutte per 12 pollici singoli, doppi e tripli, presentano alcune differenze per quanto riguarda materiali, spessori e naturalmente utilizzo.

Guida ai prodotti – Buste Spincare per proteggere i dischi in vinile

Polietilene e polipropilene

La differenza tra i due materiali non deve essere valutata in termini qualitativi. Il primo è un materiale flessibile e morbido e crea un effetto opaco. Il secondo è invece più rigido e trasparente. Se il vostro scopo è rendere comunque “visibile” la vostra collezione di vinili in tutta la sua brillantezza, il secondo potrebbe essere la scelta giusta.

Spincare propone la gamma Density in polietilene vergine smerigliato (più opaco e morbido) e quella Crystal in polipropilene, quindi ultra trasparente.

Entrambe sono di ottimo spessore e soprattutto sono acid free, ovvero secondo Spincare l’opposto di quelle realizzate in PVC. Density protegge anche dai raggi UV.

Questi due aspetti sono abbastanza controversi e rappresentano una delle principali diatribe in ambito commerciale per quanto riguarda le buste di protezione per i dischi in vinile.

Se le buste in PVC consentono di raggiungere spessori ragguardevoli a partire da 120 micron grazie alla produzione a stampo, l’idea che possano opacizzare il vinile è ancora argomento di discussione, anche se bisogna chiarire che tra i fattori di conservazione di un disco, incidono molto le condizioni ambientali.
In questa sede sarà importante chiarire un fattore “ecologico” che ci sta molto a cuore: PVC e Polipropilene sono entrambi materiali plastici, cioè di sintesi. Il primo, che è clorulo di poilivinile, non si ricicla con molta facilità, oltre ad essere altamente tossico nel caso venga bruciato. Al contrario, il Polietilene è riciclabile perché termoplastico, ovvero significa che si può riciclare e non è tossico in caso di combustione.

Dal nostro punto di vista quindi la scelta di Polietilene e polipropilene è migliore rispetto al PVC: per ragioni estetiche, per ragioni etiche e anche per mettere al sicuro la propria collezione da ulteriori problematiche.

Buste richiudibili

Spincare ha un’intera gamma di buste richiudibili con una speciale striscia adesiva. La protezione per i dischi in vinile è totale per quanto riguarda la polvere, ma possono essere considerate più scomode rispetto alle serie Density e Crystal. La gamma che stiamo esaminando e che è possibile vedere anche nel video tutorial è la Clarity. Sono buste molto leggere, di spessore 50 micron quindi la metà delle Density (100 micron), e vendute nelle versioni “Single Lp” per 12 pollici singoli, “Double” per i doppi e “Triple” per dischi di spessore superiore. Sono ovviamente disponibili anche le versioni 7 e 10 pollici.
Completamente acid free per quanto riguarda i materiali, sono sicure e non generano danni alla collezione di dischi. Lo spessore di 50 micron può generare qualche problema se il disco non è delle dimensioni giuste, fino a strapparle.

In base al nostro test consigliamo l’acquisto almeno della versione “Clarity Double” adatta per i cosiddetti doppi LP. Sono perfette anche per i singoli a nostro avviso, perché lasciano lo spazio necessario per poter tirare fuori il disco nella massima sicurezza, senza il rischio di strappare la busta.

Quale dimensione? Estetica, qualità e sicurezza

In base al nostro test, la migliore busta per vinili 12 pollici prodotta da Spincare è sicuramente la Density, per rapporto qualità prezzo e versatilità. Il pacco da 100 costa 17,95 EURO, non ci sono differenze dimensionali, perché è giusta per LP singoli, LP doppi e anche per album di dimensioni superiori come i tripli. Nel caso di Crystal, la qualità e l’estetica è garantita dalla trasparenza della busta, ma occorre spendere qualcosa in più per le diverse dimensioni disponibili. Density è quindi quella universale, che vi consente di proteggere grandi quantità di vinile velocemente, senza troppe distinzioni.

I prodotti Spincare, oltre che sul sito ufficiale del produttore specializzato in manutenzione, pulizia e conservazione dei dischi in vinile, si trovano anche nello shop amazon italiano del produttore.

La notte di Sonic Acts. Tra mondi di luce virtuale e club music decostruita: 20 ottobre, La Biennale Musica 2023

Nel 2019, al Paradiso di Amsterdam, si festeggiava il venticinquennio di Sonic Acts, organizzazione olandese con una propria biennale, che pur mettendo al centro la musica, ha indagato per tutti questi anni le intersezioni tra arte, scienza e tecnologia, con particolare attenzione allo sviluppo delle espressioni digitali.

Non solo il festival quindi, ma anche una piattaforma vera e propria capace di mappare l’evoluzione della nuova musica elettronica e di tutte le propaggini visual connesse, a partire dalla seconda metà degli anni novanta.

Se da una parte c’è la reputazione storica di una realtà che ha introdotto quelle che erano le nuove forme IDM, Electro e Techno, ospitando artisti allora pioneristici come Autechre, Robin Rimbaud e i britannici Plaid, la crescita del contesto ha favorito la creazione di progetti pluridisciplinari che includono, per esempio, le sperimentazioni di Vertical Cinema, opere visual realizzate in 35mm e proposte in forma panoramica verticale, pensate e allestite per specifiche location e commissionate dal 2013 fino al 2017.

Numerosi quindi i progetti biennali, triennali e quadriennali che intersecano i temi dell’ecologia, l’idea di Europa e la sperimentazione audiovisuale tout court.

La collaborazione con La Biennale Musica 2023 diretta da Lucia Ronchetti si è concretizzata attraverso una notte di musica elettronica e suoni digitali, che andrà in scena il prossimo 20 ottobre dalle ore 21:00 alle 2:00 del mattino successivo nello spazio modulabile del Teatro Alle Tese di Venezia.

Una serie di live-set avvolti nel design illuminotecnico di Theresa Baumgartner, artista berlinese specializzata nella sperimentazione audiovisuale, co-fondatrice del collettivo femminile Bestfilmsforever/ BFF con cui sviluppa progetti di media arts sospesi tra l’installazione concettuale e le tecniche di ripresa sperimentali. Per questo contesto svilupperà un design immersivo, un limbo di luci e riflessi che ridisegnerà lo spazio, dove saranno accolti Emme, S280F, Soft Break, Aya, Yen Tech e Snufkin, artisti già promossi in seno alla Biennale di Sonic Acts e che si esibiranno per la prima volta a Venezia.

La prima è una performer che si muove tra ritmi dance estremi e un’oscurità manifesta. La sua percezione della musica elettronica fa della sperimentazione un luogo di impatto sensoriale, tra sound design, ambient e un approccio terroristico alla club music. In questo contesto presenterà il suo “Heaven Help me“, lavoro concepito come un’opera con tanto di libretto e che trae ispirazione da una relazione tossica e abusiva.

S280F è una performer losangelina nascosta dall’anonimato e che si muove come Emme nell’ambito della club music decostruita, l’ambient e l’epic collage per come lo ha definito Adam Harper, ovvero un contenitore metamorfico dove confluiscono elementi tra i più disparati con un approccio maggiormente cinematico e meno orientato alla scomposizione del ritmo.

Yen Tech, al secolo Nick Newlin, viene da Chicago e si muove su un territorio apparentemente simile a quello di S280F, ma con una propensione maggiore per i ritmi desunti dall’hip hop, la Trap e l’electropop. L’ultima release è per l’etichetta di Shanghai SVBKVLT e si intitola Assembler. Nel suo secondo full lenght c’è un’attenzione specifica all’ipercinetismo del gaming coevo.

Il video di Lazarus che agevoliamo ci fa capire quanto l’artista si diverta a piegare l’iconografia della pop star, inventandosi un personaggio preoccupato della propria identità digitale, nonostante le risorse del mondo naturale stiano raggiungendo il declino. Un mondo virtuale alimentato dal sangue della terra, manifestazione di un ego all’ultimo stadio sospeso tra invenzione artificiale, apologo e gioco combinatorio. Il lessico è quello del Rap e delle OST destinate ai videogiochi, della Trap e del cinema di Tsukamoto.

aya, artista stanziata a Londra e precedentemente nota come LOFT, incide im hole per la Hyperdub nel 2021, affrontando il mercato in forma digitale e con l’oggetto fisico di un vero e proprio libro di 32 pagine realizzato in collaborazione con Oliver Van Der Lugt per quanto riguarda liriche, poesie e immagini. Emerge per la prima volta la voce, foriera di un erotismo decostruito e fantasmatico e trattata con i medesimi processi combinatori che elaborano tutti gli altri elementi, inclusi i frammenti più esplicitamente spoken.

Difficile stabilire un confine tra elementi organici rielaborati con il solito Ableton, simulacri digitali, corpo e intelligenza macchinica. Questo perché il disorientamento percettivo va di pari passo con il discorso trans-identitario che attiva. Un viaggio incessante e destabilizzante verso gli altri-da-sè.

Il set veneziano di aya sarà coadiuvato dal lavoro visuale del berlinese MFO, il cui lavoro sensoriale si muove tra luci, video e invenzione scenografica, sinergie pluridisciplinari che l’hanno portato a lavorare sul palco insieme ad artisti come Aisha Devi, Ben Frost e Tim Hecker.

Soft Break da Rotterdam e snufkin da Amsterdam, entrambi Dj e artisti audiovisuali, concluderanno la nottata con i loro set ad alta intensità ritmica per incendiare il dancefloor.

Ricordiamo che La Notte di Sonic Acts è inserita nella sezione de La Biennale Musica 2023 chiamata Club Micro-Music, dove prenderanno forma “aspetti e tendenze stilistiche della performance di elettronica live – ha specificato Lucia Ronchetticon concerti concepiti per gli spazi del Teatro alle Tese, con pubblico in piedi o seduto che può accedere agli eventi in diversi momenti

Oltre agli artisti, i sound designer, i dj, i producer ospitati durante la notte di Sonic Acts, nel contenitore Club Micro-Music saranno presenti artisti di grande calibro come Lamin Fofana, Jjjjjerome Ellis, Jace Clayton AKA Dj Rupture, Steve Goodman AKA Kode9, Loraine James, Nicolas Becker, Robert Aiki Aubrey Lowe, il giovane performer e attivista congolese David Shongo e i seminali Autechre.

L’insieme di questi artisti – ha aggiunto Lucia Ronchetti restituisce un panorama estremamente variegato che intende esplorare le forme e le espressioni della ricerca sulla produzione e diffusione del suono elettronico live. Attraverso i diversi artisti invitati nelle serate del Club Micro-Music, si vuole evidenziare il legame profondo tra le tecniche di generazione sonora digitale e di trattamento del suono registrato ideate nei primi laboratori di musica elettronica negli anni ‘50 e la ricerca sperimentale della cultura globale dj attuale, dove sample acustici provenienti da musiche preesistenti, sono codificati e svincolati dalla realtà compositiva originaria per essere composti secondo nuovi codici formali

La collaborazione tra La Biennale Musica e Sonic Acts non si limiterà alla nottata del 20 ottobre, ma comprenderà anche una delle installazioni sonore più interessanti tra quelle in programma nel contenitore Sound Installations/Sound Exhibitions.

Con un’apertura prevista il 16 ottobre dalle 14:30 alle 17:00 e una successiva esposizione dal 17 al 29 ottobre dalle 1:00 alle 17:00 al Padiglione 30 di Forte Marghera, Anthea Caddy e Marcin Pietruszewski presenteranno un’installazione intitolata Love Numbers e concepita per violoncello, suoni sintetici e altoparlanti parabolici.

L’installazione esplora le forme cosmiche di Sole e Luna nella formazione di forze gravitazionali e termiche opposte, all’interno dell’atmosfera terrestre. I numeri d’amore sono quelli introdotti all’inizio del novecento dal matematico inglese Augustus Love, per indagare a risposta della terra rispetto all’influenza delle maree.

La Notte di Sonic Acts, link all’evento e informazioni di prevendita

Love Numbers, link all’evento e informazioni di prevendita

Manuel Agnelli dal vivo a Sesto Fiorentino, 1 settembre 2023: le anticipazioni del live

Il grande concerto della Liberazione di Sesto Fiorentino che ogni anno trasforma Piazza Vittorio Veneto in una venue di tutto rispetto, ospiterà il prossimo 1 settembre Manuel Agnelli.

Ad un anno esatto di distanza da “Ama il prossimo tuo come te stesso“, primo album solista per il musicista e produttore milanese, il tour estivo 2023 si avvia verso la conclusione.
Insieme a lui sul palco, una band collaudatissima che comprende Frankie e DD dei Little Pieces of Marmalade, una delle rivelazioni di X Factor 2020, inseriti quell’anno nella scuderia dello stesso Agnelli; Beatrice Antolini, autrice, polistrumentista e produttrice tra le più promettenti in Italia, con all’attivo sei album in studio e una poderosa esperienza da turnista con artisti come Angela Baraldi, Emis Killa e dal 2018 nella live band di Vasco Rossi; ed infine Giacomo Rossetti, bassista toscano già con i Negrita.

Il live sfrutta le tracce dell’ultimo lavoro di Agnelli come traino narrativo per un’amplissima apertura verso il repertorio degli Afterhours. La setlist include brani come Veleno, Non si esce vivi dagli anni 80, Quello che non c’è, Bunjee Jumping, Padania, Ballata per la mia piccola Jena, Male di Miele, Non è per sempre, Bye Bye Bombay, Voglio una pelle splendida, 1.9.9.6., Dea, Lasciami leccare l’adrenalina, Germi e Ci sono molti modi.

Nella setlist c’è spazio anche per una cover dei Joy Division tratta da Unknown Pleasures, quella New Dawn Fades, che nel bene e nel male, rappresenta la disperata ricerca verso la trasformazione e che in una data di Luglio Agnelli ha dedicato a Gabriele Ceci, detto «Cecio», batterista dei Massimo Volume fino al 1998, recentemente scomparso a soli 53 anni per un incidente stradale.

Tra il 2022 e il 2023 Manuel Agnelli ha lambito i confini di altri ambiti, a partire dal Davide Di Donatello per la miglior canzone, ottenuto con “La profondità degli abissi”, brano contenuto nella colonna sonora del Diabolik dei Manetti Bros. composta da Pivio & Aldo De Scalzi, fino alla versione italiana del Lazarus di David Bowie ed Enda Walsh, messa in scena anche al Piccolo di Milano.

Tre i videoclip usciti per veicolare “Ama il prossimo tuo come te stesso”, tutti pubblicati l’anno scorso, tra questi “Signorina Mani Avanti” diretto da Donato Sansone, uno degli artisti visuali più interessanti del nostro paese.

Coadiuvato da Giorgio Testi, Sansone trasforma Agnelli in una vera e propria tela, per mettere in atto un processo metamorfico capace di far da ponte tra organico e digitale, centralità fisica del performer e incessante ri-mediazione del corpo. L’innesto grafico, inteso come vera e propria interferenza, immagina nuovi processi biologici e nuove possessioni cognitive. Non è una questione eminentemente tecnica, perché rivela la nostra relazione con i dispositivi e l’immaginario che hanno prodotto negli ultimi due decenni. Oltre al livello concettuale e simbolico, c’è un’energia che attraversa tutto il video e che sembra alludere, insieme alla qualità sonora del brano di Agnelli, alle modalità con cui l’elettricità compone e costituisce materia e anti-materia. Un principio caro a David Lynch, per chi lo conosce a fondo e che sembra aprirsi alla rivoluzione dell’ingegneria neuromorfica e ai modi in cui le nostre identità potrebbero evolversi o incagliarsi. (Michele Faggi)

/handlogic – Esseri umani perfetti: il Podcast con Lorenzo Pellegrini

Dopo la consacrazione al Rock Contest Fiorentino 2016, gli /handlogic hanno intrapreso un percorso che ha reso molto più solide le già ottime premesse degli esordi. Il loro pop, sospeso tra suoni organici e rielaborazioni elettroniche, è attualmente una delle cose più belle e convincenti in circolazione nel panorama discografico italiano.

Il nuovo album, “Esseri Umani perfetti“, pubblicato il giugno scorso per Pioggia Rossa Dischi, è il primo cantato in italiano dal combo guidato da Lorenzo Pellegrini. Una scelta che a nostro avviso sposta più in alto l’asticella della qualità, perché individua un dialogo vivo tra liriche e suoni.
Più fisico e istintivo rispetto ai lavori precedenti, è attraversato da una vibrante anima soul che trasforma i brani in veri e propri anthem laici e contemporanei, completamente ripuliti dalla retorica che certa musica ascensionale porta con se.

Alcune delle canzoni del nuovo album, in particolare Libera, Benda e Sipario, non sfigurerebbero in un set di Chet Faker, per capacità di emozionare e coinvolgere, ma anche per un controllo specifico dei dispositivi. “Esseri umani perfetti” è infatti costituito da suoni elettrici, una potentissima sezione ritmica affidata ai gemelli Alessandro e Daniele Cianferoni, le tastiere di Leonard Blanche e Miriam Fornari e tutte le manipolazioni rumoristiche, i glitch e le improvvise distorsioni percettive che i brani subiscono durante il percorso.
Lorenzo Pellegrini, voce e chitarra, è anche un produttore per altri e recentemente ha lavorato con intensità al nuovo lavoro di Naomi Berrill.

Per “Esseri umani perfetti” l’architettura sonora è opera delle sue alchimie in consolle, sviluppate grazie all’ausilio di Ableton, il noto software tedesco che ha cambiato il volto delle produzioni coeve per duttilità e capacità di manipolazione dei suoni e degli strumenti organici.

Per entrare nel vivo della produzione, del significato e dei suoni dell’album, abbiamo intervistato Lorenzo Pellegrini con un numero della nuova serie di indie-eye Podcast. diffusa esclusivamente su spotify

Insieme all’intervista, incorporata qui sotto, sarà possibile ascoltare una selezione dei brani di “Esseri Umani Perfetti”. Per gli account standard gratuiti, l’intervista è disponibile integralmente, ma l’ascolto dei brani è limitato a soli 30 secondi. L’ascolto integrale dei brani insieme all’intervista è invece destinato a tutti gli account premium.

I brani si possono sentire solo con l’app ufficiale di Spotify e non sono ascoltabili attraverso il player incorporato in questo articolo.

Il link permanente all’episodio è questo: /handlogic, Esseri Umani perfetti, l’intervista a Lorenzo Pellegrini (Podcast)

Buon ascolto

⁄handlogic sono:
Lorenzo Pellegrini – voce e chitarra
Alessandro Cianferoni – basso
Daniele Cianferoni – batteria
Miriam Fornari – tastiere, voce (dal 2022)
Leonard Blanche – tastiere, synth (fino al 2022)

La foto della band è di Agnese Zingaretti
Foto e materiali: Ufficio stampa Lorenzo Migno)

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