Già dal moniker, Daisy Knife descrive un affascinante universo di contrasti, tra la meraviglia della natura e le asperità di un mondo dai denti d’acciaio. Con una solida formazione musicale alle spalle cominciata in tenera età, nel 2016 e a soli venti anni l’artista fiorentina si trasferisce in Inghilterra per affrontare la Birkbeck University of London. Una scelta naturale se si considera l’amore per la cultura britannica e una padronanza della lingua già di livello eccellente. “Bright Blue“, il primo EP pubblicato da pochi giorni sulle principali piattaforme digitali e su CD Baby, è quindi il frutto di una lunga gestazione che assorbe le numerose influenze e preferenze della musicista fiorentina.
Coadiuvata da Irene Orrigo al pianoforte e da Niccolò Ridi al basso per alcuni brani, Daisy Knife scrive i pezzi, li canta, suona la chitarra e l’ukulele. Per la realizzazione dell’album si è potuta affidare alla RSArtists, produzione londinese di qualità che annovera tra i partners, BBC, Sony, Itv, Apple Music, Oxjan e la storica Fiction records. Anche solo in questi termini, i risultati si sentono, per una qualità complessiva superiore alla media rispetto alle produzioni indipendenti attuali.
Ma è il mondo espressivo di Daisy Knife che ci interessa e a fianco di una voce notevole, capace di lambire le sponde del folk albionico con sorprendente precisione Storica ed emotiva, emerge una scrittura solida, mai convenzionale, i cui riferimenti testimoniano un ottimo lavoro di sintesi tra gli anni settanta e il presente. Se tracce come “Blood Bag Mind Drag” e “Home” si avvicinano per evocazione alla natura crepuscolare di Mary-Anne, Polly Niles , Trader Horne, l’ordito dischiude una maggiore complessità narrativa, sospesa tra un jazz dell’anima e una propensione visionaria, che dai The Pentangle di Light Flight arriva a definire un tracciato dell’interpretazione femminile perfettamente incarnato in questo secolo. Ed è certamente più viscerale Daisy Knife rispetto a quel folk di cui parlavamo, lo dimostrano i cambi repentini, le strutture armoniche suadenti e allo stesso tempo inafferrabili, tanto da affiancare la violenza di “Rotting Alive” con il suo opposto, in un percorso emozionale che non sfigurerebbe nella tracklist di uno degli ultimi album di Steven Wilson in termini di pieni e vuoti, stati di calma e improvvise derive dell’anima, tra rock e intimità. “Young Adult (Bright Blue)” rappresenta l’episodio più intimo dell’Ep, anche per la posizione dell’Ukulele, in primo piano a disegnare echi vaudeville e di musica delle radici, mentre la voce si avvicina confidenzialmente all’ascoltatore.
Quattro brani sono sufficienti per comprendere il talento e le possibilità espressive di Daisy Knife, oltre ad alimentare curiosità e speranza per un prossimo episodio sulla lunga distanza.
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Il logo e l’artwork di Bright Blue sono di Emma Still