venerdì, Novembre 22, 2024

MoRkObOt – GoRgO: la recensione

Con dieci anni esperienza alle spalle i MoRkObOt tornano con il loro album più articolato ed estremo. Lin, (basso), Lan (basso) e Lon (batteria) vengono assistiti in consolle da Giulio “Ragno” Favero e il suono, più che in passato, si avvicina alla furia di Black Engine, creatura ibrida della galassia Zu.

GoRgO è un titolo del tutto programmatico e rivelatore, per un amalgama che trattiene i residui di un modo estremo di far musica (metal, punk, doom, sludge) e li rielabora senza risparmiare energia e furia, ma allo stesso tempo mantenendo un controllo esatto sulla materia.

In questo senso i riferimenti alla stagione più estrema del post-rock (Slint, Don Caballero, A Minor Forest, Storm and Stress) dialogano con la tipica formazione power trio, consegnandoci sette tracce oscure e monolitiche, ma anche caotiche e totalmente freeform.
Il traino dei due bassi apre la strada ad un drumming oscuro e minaccioso, elaborando linee melodiche mai scontate e occupando un territorio di confine tra struttura e improvvisazione, matematica e delirio.

Registrato in soli tre giorni al  Lignum Studio di Padova, GoRgO è quindi un lavoro nato in un clima di fortissima immediatezza, questa non si lascia alle spalle il gioco consapevole del trio con una materia altrimenti abusata, perché sospinta verso limiti e confini davvero nuovi.

A far da padrone è allora lo spirito combinatorio e la capacità di attingere a più di una tradizione, non ultima quella già tracciata dagli anarchici e selvaggi Ruins. La lotta è quella tra organico e inorganico, ormai dimenticata da una società basata interamente sulle informazioni digitalizzate, ma che una volta di più ci dice quanto ancora siamo corpi pulsanti e animati da uno spirito vitalistico, in mezzo a dispositivi di varia natura e provenienza.

GoRgO, come il mostro inventato dalla fantasia di Eugène Lourié, convoglia tutta l’energia elettrica delle esperienze citate e la porta ad una saturazione estrema, per ricrearsi e rinascere come oggetto misterioso e inafferrabile.
I titoli dei brani, anagrammati e palindromi a partire dalla stessa radice, alludono alla prassi della mutazione.

Formidabili!

Ugo Carpi
Ugo Carpi
Ugo Carpi ascolta e scrive per passione. Predilige il rock selvaggio, rumoroso, fatto con il sangue e con il cuore.

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