Alice Albertazzi (voce, chitarra, tamburello, percussioni) e Gianfranco Romanelli (chitarra, dobro) presentano nove tracce di blues asciutto e magro, nove pezzi dall’impalcatura esile e in certi punti schematica, dove la formula della ripetizione è assunta a canone estetico globale. Uno stile pulito, minimal che guarda ad una tradizione blues che affonda nelle origini del genere: poco spazio alla chitarra elettrica e altrettanto poco sfogo ad eventuali assoli di questa, un basso pulito e monocorde e la coppia voce-tamburello di Alice.
La nostra Miss Tambourine non è nuova al panorama musicale; reduce dell’esperienza negli Alix, Alice Albertazzi prosegue la collaborazione già assodata col compagno di vita e artistico, Gianfranco Romanelli. Dopo il debutto con Naked Songs, Alice Tambourine Lovers si cimenta in Star Rovers. Fulcro dei pezzi è la voce di Alice, ora morbida, ora aggressiva, perennemente melanconica e palesemente ammiccante a Polly Jean Harvey. La batteria soppiantata dal tamburello, la chitarra sfuocata in secondo piano, garbato accompagnamento senza nessuna pretesa di protagonismo.
Ne deriva un disco impalpabile che vaga dalla fuligginosa ballata folk di Falling Deep Inside, il boogie grezzo in Temptation alla dedica robusta di Venus. A contribuire all’esito dell’album, la gradita partecipazione di Patrizia Urbani (già Miss Patty & The Magic Circle) e di Conny Och, rispettivamente voci protagoniste per Rainy Rainy e Gipsy Mind. Seconda prova discografica a strettissimo giro dal disco di esordio, Star Rovers definisce in modo più chiaro il potenziale del duo e solletica le aspettative per il futuro. Ci si aspetta che la presa di coscienza di Alice Tambourine Lover porti al duo una sana aggressività congiunta ad un più deciso mordente che l’andamento monotono di Star Rovers ha, in parte, tenuto sotto controllo.