La Rapster records, dopo i Radiohead, ci riprova con un omaggio a Bowie. Life Beyond Mars, una tracklist di dodici tracce che seguono solo di taglio la tentazione celebrativa. La scelta non è del tutto convenzionale e include anche alcuni tra gli episodi peggiori prodotti dal duca Bianco, revitalizzati con nuovi stimoli e intuizioni. Aprono Au Revoir Simone con la loro versione di Oh! You pretty things ammorbidita verso atmosfere dreamy pop, in contrasto con l’euro trash di Heartbreak con una versione esilarante e glaciale di Loving The Alien che tra Kraftwerk e altri barocchismi elettronici elimina del tutto la tensione romantica del brano. Magic Dance, Bowie periodo Labyrith, rimaneggiata da Kelley Polar tira fuori tutto il rimosso che il Duca non avrebbe mai ammesso, tentazioni new romantic, ABC, Kajagoogoo. E’ un brano che fa coppia con la versione di Looking for water (dal pessimo Reality) trasformata da Carl Craig in un out-take del periodo berlinese, incedere techno e una chitarra affilata come un rasoio, incredibile. Che non si tratti di celebrazione è confermato dalla versione di Sweet Thing, uno dei brani meno ricordati di Bowie e trasformato in un giochino folktronico con retrogusto stucchevole da Drew Brown. Da qui in poi, una manciata di brani riuscitissimi; Susumu Yokota con Golden Years che azzera la forma dance e la trasforma in un intarsio minimale; The Emperor Machine in lotta con uno dei brani più difficili di Bowie, una versione di Repetition tra Chic, Material e drones alla John Carpenter; dal Kraut cameristico di A New Career in a New Town all’esplosione dance di Joakim & The Disco. Chiudono The thing con una versione sconcertante di Life on Mars, free jazz decostruzionista che sfida chiunque al gioco delle analogie.
Aa. Vv. – Life Beyond Mars – Bowie Covered
