domenica, Novembre 17, 2024

Before the show – Years & Years & years

I Before The Show sono cinque ragazzi di Copenhagen con due dischi all’attivo. L’ultimo, Years & Years & Years non è di facile inquadramento. Genere indie-pop, forse, ma non è in questo che risiedono le perplessità. Certamente, il modo che questi ragazzi hanno di fare musica riporta alla mente nomi attuali e meno attuali – due su tutti, Coldplay e Turin Brakes: i primi per certi slanci emotivi dati da chitarre e tastiere d’effetto tipici degli ultimi lavori della band inglese; i secondi, soprattutto per il timbro vocale e il modo di cantare molto simile.

La prima cosa che si evince, ascoltando questo disco, è che si tratta di musica fatta col cuore. Sono pezzi molto introspettivi e a tratti toccanti, pieni di quel grigiore emotivo facilmente associato alla scandinavia (My Spring Curse, Gravity’s Relentless Pull, The Darndest Thing).

Cuore a parte, tuttavia, questo è un album che non brilla di originalità ma che, piuttosto, ricorda qualcos’altro. Gravity’s Relentless Pull ha una linea di batteria e chitarra che ricorda 1979 degli Smashing Pumpkins. There’s No Great Love è uno dei due momenti veramente interessanti di queste dieci tracce: qui, dopo otto tracce che non convincono, tra trombe, chitarre e percussioni emergono il talento di questa band e la potenza vocale, fino a quel momento sopita, del cantante Laurids. L’altro momento interessante, Rev. I-IV, è il pezzo successivo nonché conclusivo dell’album ed è un’evoluzione musicale molto particolare che si origina sulla base di poche note suonate al piano e diventa un’altalena strumentale con picchi emotivi e contrasti suggestivi assolutamente isolati all’interno di un album che, per il resto, non colpisce.

Sono molte, oggi, le band che si formano e fanno musica per motivi che hanno poco a che vedere con il bisogno di esprimere qualcosa di forte e impulsivo. Non è questo il caso dei Before The Show. Ma per quanto chiaro sia il fatto che questa band fa musica col cuore in mano, è altrettanto evidente che, nell’esprimersi, fa fin troppo affidamento sulla musica già scritta anziché puntare all’originalità.

 
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Flora Strocchia
Flora Strocchia
Flora scrive, è traduttrice, ascolta molta musica e non si perde un concerto.

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