domenica, Dicembre 22, 2024

David Bowie di Luca Garrò – I protagonisti, Hoepli: la recensione

Parte dell’indispensabile collana Hoepli chiamata “I protagonisti” e curata da Ezio Guaitamacchi, David Bowie di Luca Garrò è una ricca biografia dell’artista inglese corredata da ben 200 illustrazioni e introdotta da una prefazione di Woody Woodmansey, batterista degli “Spiders from Mars” che fino al 1973 (Aladdin Sane) condividerà gli anni più selvaggi di Bowie, come ha raccontato nella sua recente autobiografia “Spider From Mars: My Life With Bowie”, edita da Sidgwick & Jackson. 

Garrò tratteggia un profilo accurato, delineando gli aspetti più importanti dell’infanzia bowiana nel quartiere popolare di Brixton, raccontando il rapporto con la madre Peggy, lo spettro della follia, il forte legame con il fratellastro Terry Burns e le prime esperienze musicali: i Kon-rads, il singolo Liza Jane, il contratto dei Manish Boys con la Parlophone, lo storico passaggio da David Jones a David Bowie e il “secondo esordio” con Space Oddity, fino all’incontro con Mick Ronson e ai cinque album che avvieranno il percorso di creazione e distruzione per una lunga galleria di personaggi, il cui prototipo, la figura di Ziggy Stardust, rappresenta una stratificazione potentissima tra teatro, cultura occidentale che osserva quella orientale, la fantascienza di Michael Moorcock, i drughi kubrickiani, i simboli palesi e quelli meno visibili di un’incessante ricerca esoterica.

All’epopea di Ziggy Stardust Garrò dedica ampio spazio, fino al rituale sacrificale compiutosi all’Hammersmith Odeon, immediatamente prima di realizzare Aladdin Sane, dividendo il volume in una serie di sezioni che pur rispettando la storia discografica bowiana in forma cronologica, cercano di individuare temi, suggestioni e riferimenti incrociati. Dalla reinvenzione statunitense alla lunga permanenza berlinese si arriva allo spazio (in verità risicato) dedicato a Scary Monsters. Di quel periodo non viene indagata a fondo la notevole influenza anche sul piano audiovisivo, basta pensare ai due video realizzati da Bowie per la promozione dell’album insieme al sodale David Mallet e alla versione di Space Oddity immediatamente precedente, registrata per la Thames television, diretta dallo stesso Mallet e messa in onda nel 1979 durante un numero del The Kenny Everett New Year Show, vera e propria prova generale per il seminale Ashes to Ashes. Ed è proprio sull’uso pionieristico del sistema e dell’hardware Paintbox fatto da Bowie /Mallet in quel periodo che quasi tutti i libri italiani sembrano scivolare, tralasciando una stagione fondamentale per tutte le sperimentazioni a venire legate all’evoluzione del video musicale. 

Garrò, giustamente, è interessato a far interagire la carriera con l’uomo Bowie, cercando connessioni suggestive tra frammenti di interviste, dichiarazioni, per farle poi vivere con i fatti e la bio-discografia più conosciuta. 

Come per tutti i volumi della collana Hoepli, l’approccio divulgativo intrattiene un patto onestissimo con il lettore, grazie ai box di approfondimento che isolano aspetti di fondamentale importanza, nel caso di Bowie si va dalle Oblique Strategies di Eno e Peter Schmidt fino ad una sintetica traccia filmografica delle apparizioni bowiane.

Il libro si spinge accuratamente fino all’ultimo capitolo della storia bowiana, quello legato alla realizzazione di Blackstar, Lazarus e al congedo post-mortem del No Plan Ep, passando per i capitoli meno esaltanti della carriera dell’artista inglese, quelli introdotti da un album come Never Let Me Down.

È un vero peccato che non si parli del lavoro che Bowie ha svolto con Steven Lippman (leggi l’intervista a Steven Lippman su indie-eye) per la realizzazione del Reality Film, poco visto in Italia se non grazie all’anteprima curata da Michele Faggi e assolutamente nodale per comprendere tutto l’ultimo Bowie.

A chiudere il racconto, quasi a creare una forma circolare e senza fine con l’introduzione affidata a Woodmansey, tre testimonianze dirette. Le due interviste a Ian Hunter (Mott The Hoople) e ad Earl Slick, chitarrista che a partire da Diamond Dogs ha accompagnato Bowie per lungo tempo, ed infine il box curato da Andrea Chimenti (leggi l’intervista su indie-eye) dove è possibile conoscere tutta la storia che gravita intorno alla produzione di “Canto Pagano”, l’album dei Moda pubblicato dalla fiorentina IRA Records di Alberto Pirelli nel 1987 e interamente prodotto da Mick Ronson.

David Bowie di Luca Garrò sul sito Hoepli

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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