I londinesi Dom Hoare & Andy Gillham conosciuti dietro la sigla Echaskech tornano con “Origin”, terzo capitolo della loro discografia, mantenendosi nell’area di un’IDM per le masse dal forte impatto sonoro e forzando i loro suoni in una direzione ancora più epica. L’introduzione di basso e chitarra, una maggiore tendenza a creare sfondi sonori analogici, il recupero di alcune sonorità vicine a Eno/Lanois periodo Apollo Soundtracks, con cui condivide l’ipotesi di un’esplorazione sonora di mondi distanti, fanno di “Origin” un lavoro apparentemente più suonato tanto da stare a metà tra una certa elettronica cinematica e l’alternanza di pieni e vuoti tipica delle band strumentali dei ’90, Mogwai su tutti.
Echaskech sciorinano una cultura notevole, fino a fondere John Hassel con una tamarrissima techno mediorientale nell’episodio forse più riuscito di tutto l’album (Form Function), nonostante questo la sensazione più forte è quella di aver a che fare con due abili manipolatori che non vanno oltre la messa in scena dei loro gusti come ascoltatori passivi.
Piacevolissimo e ben realizzato, “Origin” tocca tutti i territori possibili già esplorati da Orbital, Mouse On Mars, Boards of Canada, giusto per citare alcuni dei numerosi riferimenti; e anche se smembra le tessiture house cacciandole in un pozzo di interferenze e suoni distanti, quando da questa voragine emergono le tastierine new romantic di “Anomie”, si comprende bene quanto il viaggio verso le origini sia solo una questione di maniera.