Ben Cooper da solo, radicalizza (letteralmente) il suo bagaglio fatto di saccarosio pop con un’abilità rimarchevole, e pur lavorando ai margini di una retorica logora, riesce ad elaborare una musica fantasmatica e corrosa da un senso di malinconia sonora che infetta ogni possibile somiglianza o verosimiglianza con il database dei suoi modelli. Insieme ad Alex Kane, come Electric president, questa magia piccola e portatile non si ripete, e il database si dispiega in tutta la sua irritante aridità. Se hai quattordici anni e fuori piove, la depressione programmatica di Sleep Well potrebbe sembrarti endogena, al contrario dovrebbe manifestarsi come la risultante di una manciata di brandelli esterni prelevati da una sottocultura di massa disponibile in rete. Niente di grave, si tratta di un trascurabile stato dell’arte di buona parte della cosidetta indietronica, ibrido creato appositamente per ingegnerucci del suono alla ricerca di un’interferenza funzionale (si, si funziona, cazzo se funziona!). Sleep Weel contiene alcuni episodi capaci di superare questa sindrome da Wikipedia che distingue una generazione intera di bedroom composers, ma è davvero poca cosa che si riduce a due brani su dodici complessivi. Quell’epica flebile che emerge da un brano come Birght Mouths, soundtrack per una stagione di simulacri wave, si riverbera sul secondo lavoro di Electric president come unico tratto emozionale di una raccolta di brani senza midollo.