Gli Svizzeri Equus debuttano per Get a Life Records, etichetta di Yverdon di vocazione prevalentemente Hardcore che accoglie una band con esperienze totalmente diverse; Alex Muller Ramirez è parte dei Brakhage e condivide insieme a David Mamie l’esperienza collettiva dei Chapter, da qui partono una serie di diramazioni infinite che includono approcci di ogni tipo, dalla glitch-tronica all’Hardcore più selvaggio; tra i nomi quelli di Vargas, Impure Wilhelmina, Sea Plane Harbour. Eutheria è stato registrato da Thierry Van Osselt, uno dei principali membri fondatori dei Chapter, e post prodotto da Bob Weston al Chicago Mastering Service; presenta una compattezza sonora che per certi versi rimanda a band come A minor forest, anche in termini di durata dei brani; è una somiglianza del tutto superficiale disattesa subito dai trentun minuti di Hyracotherium, viaggio psichico nelle sonorità di un prog-rock che disassembla la geometria metallica delle chitarre con un uso orchestrale di sintetizzatori analogici e mellotron; è una fusione interessante che passa per la monumentalità degli Amon Düül e una propensione per l’eccesso, tanto che un brano come Orrorin Tugenensis (ventun minuti circa) replica in forma post-rock le forme di quel minimalismo spettacolare che era di Pierre Henry e Michel Colombier; il risultato è un magma sorprendente che non perde quasi mai l’orientamento e che si arricchisce nei momenti pià caotici e improvvisativi. Chiude l’album la notevole Epona, quindici minuti di drones spiraliformi, quasi una versione epica delle frippertronics liberate dalle loro geometrie per una percezione calda e orchestrale dei suoni; la coda è quasi una bonus track, strano sipario in forma acustica e rituale.