Erik Levander ha impiegato 4 anni di lavorazione per ultimare il suo ultimo full lenght in uscita il prossimo 17 marzo, complice un hard disk spaccato, nessun backup e una pazienza certosina nel rimettere insieme tutti i pezzi. Kondens esce per Rumraket e include la collaborazione di un buon numero di musicisti tra cui ovviamente gli Efterklang al completo. La produzione precedente di Erik, fatta di cd-r, ep, samples ben si riassume nel non facilmente reperibile Tonad, pubblicato per Neon nel 2004, strano ibrido tra l’emotività di Fennesz e un approccio glitch assolutamente non normativo. Ma è la parola glitch che convince poco, soprattutto se utilizzata per riferirsi a un genere o ad un tipo di elettronica che tra rotture, interruzioni e difetti, ha al contrario costituito un percorso, anche ritmico, ben riconoscibile e con degli standard angusti. Kondens non c’entra niente con tutto questo, è un percorso complesso e stratificato di rara bellezza; un vero e proprio viaggio cinematico, dove l’aggettivo, anch’esso abusato fino al vomito, ha il senso di un’attenzione precisa al tessuto compositivo come elaborazione del movimento. E’ un notevole passo in avanti per l’artista Svedese, e in un certo senso risente dell’approccio classico contemporaneistico delle tracce più espanse di Efterklang, ma con una tendenza alla manipolazione della forma acustica pura in una deriva rumorista dalla sostanza orchestrale; le reminescenze post-romantiche e tutto il campionario culturale di certa musica dei primi del ‘900 è la forza maggiore di Kondens, basta dare un ascolto attento a Hitta Hem e Tribut, due tracce opposte e allo specchio nel deformare una la forma liquida della performance pianistica e l’altra nel portare ad una conseguenza estrema e rumorista lezioni ambient originarie. Questo ibrido oscuro e romantico procede con una costruzione che potremmo definire quasi melodica, nei termini in cui la ripetizione di patterns, intarsi ritmici, difetti della percezione auditiva, concorrono a creare una narrazione orchestrale e movimentata. E’ il caso di tracce come Oskarpa, la brevissima e bellissima Manen Vikar che parte da un clarinetto distante e approda ad un generatore di funzioni riverberando il frammento in milioni di melodie possibili. Vid Fonstret rielabora alcune suggestioni folk e un’eco di Koto music nel corpo di uno strano mostro tecnologico, tenuto in piedi da field recordings, drones dalla consistenza quasi tragica che fanno da introduzione per i cori suggestivi e antichi di Kvad nel punto di contatto più forte con l’estetica Efterklang, questo brano è il il sistema d’attrazione maggiore per comprendere le tessiture di Kondens, una piccola tragedia pop raccontata con la visione di un notevole manipolatore di suoni e tradizioni.