Se c’è qualcosa che non manca in Italia è il ricorso al fattore strapaesano, magari attraversato da quello spirito da festa stradaiola da consumarsi con gli amici dopo una sessione d’esame estiva o in un paesino che accoglie buskers, giocoleria, olio buono. Niente di male, ognuno declina la relazione con le radici come meglio crede, ma il rischio è quello di rimanere confinati in una dimensione locale adatta ad un certo tipo di fruizione e molto lontana dai tentativi, sempre più sporadici, di rilanciare la tradizione a partire dalle caratteristiche più eccentriche ed apolidi. Ecco che La Banda di Piero allora passa in rassegna tutto il campionario di marcette, danze circensi, attitudini ribelli, mazurke rivoluzionarie e via dicendo. Se li invitate ad una festa, è probabile che ne rappresentino l’anima alla perfezione, purtroppo il primo maggio, retorica annessa, è già passato.