Anticipato dal singolo “E Se Per Caso”, pubblicato recentemente in anteprima esclusiva qui su indie-eye, viene proposto come il racconto di un’Italia di furbi, di passionali, di intellettualoidi; singolare a questo proposito una svista citazionistica in “Canzone Filosofica”, non gliene abbia Rousseau per quel “La proprietà è un furto” erroneamente attribuitogli.
Non è nulla di nuovo: è semplicemente la summa di un approfondito ascolto di Gaber, di Capossela, accorpato a degli arrangiamenti raffinati e ben studiati. La sottile linea che lo discosta un po’ dal cantautore italiano medio che si proclama onnisciente profeta della vita quotidiana, con tutti i cliché che quest’operazione comporta, sta tutta nel quasi. È una non-volontà di farsi portatore di chissà quale verità, di non promulgarsi in tante sofisticherie.
Dei grandi cantautori c’è più una grande ammirazione che un’emulazione sistematica. L’artista pugliese punta tutto sull’autobiografico, su quello che sa, pur lasciando come background un’Italia tragicomica raccontata con ironia tutt’altro che velata. Problematiche di ogni giorno quasi irrisolvibili. E così diventa un cantore spensierato ma anche malinconico che si fa accompagnare da ritmiche che si alternano tra folk, swing, ragtime, blues, grazie anche a Costantino Massaro, Nik Seccia e Angelo Verbena, rispettivamente percussioni, chitarre e contrabbasso, meritevoli di una grossa fetta della buona riuscita del disco.
Il risultato non è strabiliante, e nemmeno quasi strabiliante, solamente ben riuscito è un po’ diverso, quasi diverso.