venerdì, Novembre 22, 2024

Mammoth Penguins – Hide and Seek: la recensione

Non si può avere sempre vent’anni. Eppure il power-pop con venature punk dei Mammoth Penguins indaga proprio il passaggio formativo dall’adolescenza all’età adulta che prende in una morsa chi attraversa quella fase della vita in cui si vorrebbe “essere” ma niente assume una forma compiuta; padroni del mondo quando la vita ti fa danzare in mezzo ad una turba di mille altre persone uguali a te, ti senti il migliore ma quello che ti aspetta è l’anonimato dei social network dove ai quindici minuti di wharoliana memoria si è sostituita un’esposizione continua, 24h su 24h e always connected. Nativi di Sheffield e nati dalle ceneri degli Standard Fair, la band guidata dalla voce di Emma Kupa recupera le istanze punk della precedente esperienza miscelandole con una scrittura pulita e semplificata dove al candore delle premesse si sostituiscono i temi delle piccole disperazioni che attraversano la vita di una ventenne che si sta avvicinando ai suoi trenta.

La voce di Emma, leggera e più adatta al folk, si sovrappone all’incedere college-punk della sezione ritmica, mentre i riff si giocano tutto inanellando il classico tiro che costituiva l’energia propulsiva degli album più disimpegnati della K records oppure la furia positiva di The Weezer, in versione decisamente meno rifinita.

Niente di nuovo, ma è onesto e funziona.

Mammoth Penguins – Propped Up

Stefano Bardetti
Stefano Bardetti
Stefano Bardetti, classe 1974, ascolta musica dai tempi appena precedenti al traumatico passaggio da Vinile a CD; non ha mai assimilato il colpo e per questo ne paga le conseguenze.

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