Che relazione c’è tra la Akoustik Anarkhy di Manchester e la Crytmo di Roma, al di là della qualità del loro roster? C’è il percorso apolide di Milo Scaglioni, sospeso tra due terre, a dimostrazione che le radici non sono una questione squisitamente geografica, ma plasmano sentimento e capacità creative.
Jim Noir, The Beep Seals, Jennifer Gentle, Roberto Dellera sono solo alcuni dei musicisti con cui Scaglioni ha collaborato, un lungo processo di formazione che si esprime finalmente in forma piena con il suo debutto solista intitolato “A simple present“, una raccolta di canzoni pop che attingono a numerose storie musicali della terra d’Albione, ma non solo.
Sostenuto da musicisti di indubbio talento come Enrico Gabrielli, lo stesso Roberto Dellera, Lino Giotto che con i primi due condivide l’avventura The Winstons, Gianluca De Rubertis, Simone Prudenzano ed infine la co-produzione di Davide La Sala, scaglioni passa dai Beatles ad Elliott Smith, dai Love di “Da capo” a Leonard Cohen, da una certa malinconia barrettiana al country al fiele di Harry Nilsson.
In questo senso la scrittura di Scaglioni è possibile collocarla a fianco di artisti internazionali che con quel linguaggio hanno costruito un travelogue intimo e personalissimo, pensiamo a Jeremy Messersmith, ai Quilt, agli Amazing Picture, al progetto Galapaghost, e per rimanere dalle nostre parti a Wrongonyou, con la differenza che la musica di Marco Zitelli è di gran lunga più furbetta e meno colta, sintonizzata sulla superficie dei suoni à la Bon Iver ultima maniera, che ormai sono sin troppo abusati e applicati.
Al contrario, Scaglioni e la sua formidabile band hanno una cultura sonora (e anche timbrica) formidabile, basterà citare l’omaggio ai Love con “Enough is not enough” che in qualche modo filtra più storie della musica psichedelica, reinventando in chiave acustico-elettrica i Darkside di Pete Bain e Sterling Roswell. Un disco rarissimo da parte di un musicista sincero e creativo.