Niton documenta prima di tutto l’incontro tra tre musicisti, Xelius, sound designer e compositore in ambito elettro-acustico, già attivo nella scena dance elettronica tra gli ’80 e i ’90 e artefice del duo Xelius Project; El Toxyque ovvero Enrico Mangione improvvisatore elettronico sin dal 2005, artefice di dispositivi auto-costruiti, strumenti acustici modificati e autore di spettacoli tra teatro, brutalità sonica e provocazione; Zeno Gabaglio, violoncellista, improvvisatore, autore di colonne sonore per il teatro e per il cinema, ha collaborato con artisti del calibro di Frankie Hi NRG, Teho Teardo, Garbo, Francesca Lago, Xabier Iriondo.
Con questo primo ep pubblicato per la Pulver und Asche Recods documentano un flusso sonoro esattamente come fosse un “happening” per il pubblico, che coinvolto direttamente nella progressione sonora, ne determina anche i cambiamenti percettivi, la direzione e la progressione in una sorta di session non così distante dalle vecchie registrazioni “live” delle improvvisazioni Jazzistiche. La sorgente dei suoni, di matrice per lo più analogica (violoncello, archi, oggetti) viene processata durante la registrazione avvenuta l’ottobre del 2012 alle Officine Creative di Barasso da Xelius, che ne cambia direzione e impostazione frapponendo rumore, interferenze, textures elettroniche. Quest’ultimo si interseca con la performance di El Toxyque, quasi sempre mascherato durante le sue performance, e in una posizione ibrida rispetto alla purezza acustica di Zeno Gabaglio e le derive elettroniche.
Niton è un lavoro improvvisativo in quattro movimenti, Tai Q, episodio infestato da interferenze elettrostatiche, spettro elettromagnetico di una vecchia banda radio proveniente da un tempo parallelo, riproduce parole la cui percezione è resa instabile dalle frequenze, a loro volta innestate sul violoncello di Gabaglio, la cui persistenza non fa altro che evidenziare la provenienza del disturbo. B’Done, la traccia più lunga dell’intera improvvisazione, è la sezione che si aggancia più di altre ad una visionaria ipotesi di suono fantascientifico, tra esperimenti elettroacustici e psichedelia tedesca fine settanta, i territori sembrano quelli tra terra e cielo descritti da Eduard Nikolaevich Artemyev per le immagini del grande Andrej Tarkovskij. K’lamp ne sembra quasi il proseguio, con quel “glitch” elettrostatico sul quale viene disegnato un ritmo ossessivo delle parti elettroniche sopra gli oggetti percossi da El Toxyque; è la sezione più “elettrica” di tutte, e forse più vicina ad un’idea di psichedelia tra tradizione e rielaborazione estrema. ASNA, la traccia conclusiva, è forse l’episodio che rimane ancorato ad un’estetica fortemente Jazzistica, con il violoncello di Gabaglio percosso in funzione ritmica e le parti elettroniche che si lanciano in un lamento non dissimile da quello di un sax impazzito.
Niton è certamente un’esperienza difficile, ma ad un secondo ascolto ripaga come tutti gli esperimenti di musica “libera”, consentendo all’ascoltatore di modificare la sua posizione percettiva, in una dimensione sempre nuova e attiva, la stessa degli spettatori che hanno assistito a questo progetto nel suo farsi.