Uscito in una bella versione digipack e in edizione vinilica 180 grammi gatefold, The Unified Field è la seconda release per il compositore e pianista Londinese Tom Hodge e il producer elettronico Francese Franz Kirmann; due diversi approcci e background culturali che hanno trovato negli anni un punto di intersezione; il loro nuovo lavoro pubblicato dalla Denovali Records aggiunge alla ricerca tra acustico ed elettronico il violoncello di Greg Hall e il contrabbasso di Tim Fairhall allargando il range sonoro a qualcosa che in parte si avvicina all’esperienza dei Rachel’s riletta dai Matmos nel noto e seminale ep di remix intitolato Full on night.
Ma ad un ascolto più attento, e seguendo con attenzione le intenzioni “dichiarate” dal duo, che ha deciso di intitolare tutto il progetto complessivo pensando alle tecniche di meditazione trascendentale che Lynch applica regolarmente ai suoi processi creativi, sorprende la collisione, e quindi le continue “interruzioni” tra due mondi eterogenei, come se al comporre “pointillista” di Hodge si sovrapponesse quello “decostruzionista” di Kirmann che ri-scrive, letteralmente, i brani dell’album inerrompendone il percorso e immergendoli in un ambiente virtuale fatto di interferenze, campioni prelevati direttamente dalla musica eseguita, disturbi elettrostatici, risonanze naturali che si trasformano in drones.
Rimane intatto, in alcuni episodi, quel senso intimo che le note di Hodge offrono come descrizione del timbro più che di una sensazione fugace e impressionista; non è quindi una musica descrittiva quella di Piano Interrupted, ma il tentativo di andare oltre, quasi all’essenza molecolare della musica, fatta di suono puro, vero e proprio divisionismo timbrico. Si ascoltino a questo proposito brani come Emoticon e ancora la title track, ossessioni minimali, studi sul movimento ritmico e sulla ripetizione cangiante del suono, o ancora an accidental fugue, dove la decustruzione della fuga mette insieme suggestioni Techno, elettronica kraut fine settanta e contrappunto, in un ponte tra passato e futuro davvero suggestivo. The unified Field sta dalla parte di quei soundscapes cinematici, fatti di textures organiche e interferenze inorganiche e allo stesso aperti ad uno spettro emozionale che non si ancora mai all’oggetto descritto o al suo simulacro artificiale, ma al contrario rende nude le particelle di cui è fatto.
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