giovedì, Dicembre 19, 2024

The Thermals – Desperate Ground

Non lo nascondo, l’aggettivo “punk” è penetrato nel vocabolario del sottoscritto attraverso Dookie. I puristi del genere potranno anche non essere d’accordo, ma sono tutt’ora convinto che il ruspante rock’n’roll dei Green Day pre-mascara meriti piena legittimazione, se non altro per la capacità quasi miracolosa di trasporre in musica la sfiga, la noia, ma anche la vitalità e lo sconfinato entusiasmo dell’adolescenza.

Mutatis mutandis, i Thermals sono in grado a loro modo di evocare atmosfere molto simili. Tale comparazione non si basa esclusivamente sull’etichetta ironicamente affibbiata dal trio alla propria musica (post-pop-punk), sul tono nasale del frontman Hutch Harris, o sull’esplicito omaggio che i nostri tributano dal vivo a Billie Joe Armstrong e soci.

No, il punto è che i Thermals riescono a trasportare indietro ai lunghi, assolati pomeriggi che precedevano la fine dell’anno scolastico anche chi ha passato i 14 anni da un pezzo. Il fatto che i loro testi non trattino di masturbazione, ma si strutturino invece intorno a concept accattivanti (relativi a distopie prossime venture, alla vita oltre la morte, o – come nel caso di Desperate Ground – alla violenza insita nell’animo umano), li rende peraltro appetibili e legittimi anche per chi si considera irrimediabilmente cresciuto. Reduce dalla parentesi introspettiva di Personal Life, la band di Portland si è recentemente accasata presso la Saddle Creek – etichetta che ha in scuderia anche gli amici The Faint,  operando un parziale ritorno alle origini.

Che significa sì tornare ad imbracciare le chitarre come fossero motoseghe, ma senza per questo rinnegare del tutto i toni ombrosi che avevano caratterizzato il disco precedente. Se dunque le tracce iniziali Born to Kill e You Will Be Free indugiano in un maelström elettrico di tre accordi, nel più classico stile Ramones, brani come The Sunset, Faces Stay With Me, I Go Alone o The Sword by my Side (vero apice del disco) bilanciano l’irruenza muscolare con un tono “minore” e scansioni ritmiche inusuali, secondo uno schema che sembra ricalcare la maturazione interiore del sanguinario protagonista. Per un possibile pop-punk adulto.

Federico Fragasso
Federico Fragasso
Federico Fragasso è giornalista free-lance, non-musicista, ascoltatore, spettatore, stratega obliquo, esegeta del rumore bianco

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