sabato, Novembre 23, 2024

Thomas Belhom – Maritima: la recensione

Thomas Belhom è arrivato al quarto album, con quella levità che contraddistingue l’impiego del tempo per un viaggiatore, vengono in mente alcuni aforismi di Jack Keruac tra cui “Live, travel, adventure, bless and don’t be sorry“, indicazioni che dovrebbero aiutarci a fare a meno del pregiudizio secondo il quale il tempo non è mai abbastanza se l’obiettivo è la qualità.

Belhom, lungo tutta la sua carriera, sia nei progetti solisti che attraverso la collaborazione con numerosi musicisti tra cui Calexico e Stuart Staples dei Tindersticks, ha acquisito una conoscenza strumentale del tutto apolide, riconfigurando quello che conosciamo della musica “etnica”; il suo approccio è sicuramente “world”, ma con un’idea di mondo che non si limita alla retorica dei confini (sonori) nazionali, al contrario i suoi progetti tendono allo sconfinamento, la contaminazione e sopratutto la sovrimpressione, tanto che dal deserto ad una polla d’acqua spesso ci sono solo un paio di note e il medioriente non è mai stato così vicino alla Francia, a Tucson e ad una geografia che del travelogue conserva l’intima essenza preferendo l’evocazione alla narrazione.

In questo senso i lavori di Belhom, anche quando si avvicinano alla forma canzone, con l’uso intimista della voce che identifica un cantato quasi confessionale, hanno sempre una qualità strumentale e sinestetica in costante dialogo con il paesaggio.
Non mancano certamente i riferimenti, dal folk alla musica del deserto, passando per una certa psichedelia minimale, quasi avesse appreso la lezione dei Can più destrutturati e legati alla descrizione di fenomeni acustici.

Maritima“, sin dal titolo, denuncia la natura acquatica della nuova raccolta ed è sicuramente vero a partire dalle occorrenze che hanno dato origine alle 11 tracce dell’album, nate presso La Rochelle, Honfleur, Lisbona e Budapest, un contesto Europeo entro il quale confluiscono poliritmie latine, ritmi creoli, forme tropicaliste e le memorie sonore di altri viaggi, anche nel tempo, basta pensare al recupero di alcuni suoni della tradizione antica, come la nyckelharpa utilizzata da Jon Darwood nella bellissima Souvenir hanté, strumento ad arco di tradizione medievale svedese, della stessa famiglia della ghironda, e che si interseca con la voce di Xavier Plumas dei Tue-Loup.

Insieme al musicista di origini francesi ci sono Adrien Rodrigue, Pierre Favard, Cédric Thimon, Kim Ohio e Xavier Plumas, ensamble che si muove nello spazio di confine tra jazz e folk, dove la matrice percussionistica di tutta la musica di Belhom indirizza il risultato verso l’improvvisazione e come si diceva, l’astrazione evocativa; a ballad come Panthère dans les algues, immersa nei suoni della fauna tropicale, si alternano momenti visionari, come la splendida Manon sospesa tra vibrafono, fisarmonica e una ritmica legnosa non convenzionale che sembra recuperare la lezione dei Tindersticks portata avanti attraverso le colonne sonore per i film di Claire Denis.

“Maritima” non divide mai nettamente i due piani, tanto che racconto e visione si confondono senza soluzione di continuità in quello che è forse il lavoro più convincente del batterista attivo per molti anni a Tucson; proprio la bellissima South of Tucson, il brano più elettrico dell’intera raccolta, lasciandosi alle spalle quei riferimenti tex-mex che resistevano nei lavori precedenti, passa dalla descrizione urbana (un’ambulanza, i suoni lontani di una città sullo sfondo) ai timbri di un paesaggio sonoro complesso e multietnico, tra terra e apnea, in attesa che il crepuscolo (Dusk) scenda, illuminando chissà quale litorale con i colori di un Jazz spinto da un’avvolgente energia tribale.

Thomas Belhom – Souvenir hanté

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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