The Most Secret Method, Regulator Watts, The Crownhate Ruins. Tutto il post hardcore più colto e per forza di cose Fugaziano, viene interamente recuperato da questa band proveniente da Oklahoma City, ma con un’impostazione maggiormente legata agli anni settanta, incluse alcune derive prog e l’utilizzo di tastiere completamente integrate nell’impasto sonoro complessivo.
Il risultato è bizzarro ed esaltante ed è facile comprendere i più di 600 show live alle spalle e la buona reputazione ottenuta in Giappone, terra delle contaminazioni ardite senza limiti di gusto, genere e territorialità espressiva.
Time Will Never Know Your Name è uno stranissimo oggetto che a dispetto di quello che accadeva nei novanta (tendenze stoner, l’amore per i Sabbath) sembra preferire il groove tagliente dei Blue Oyster Cult da Secret Treaties in poi, riletti attraverso la lente hardcore e con la struttura melodica al centro.
Brani eccellenti come Empty Nights, I Am Forever, I Hear Birds sono un esempio chiarissimo del loro approccio. Meno presente (ma è decisamente un bene) tutta l’evoluzione del genere dalla seconda metà degli anni novanta in poi, ovvero le ruminazioni tortuose e labirintiche di Don Caballero e Storm And Stress, modelli ormai praticati da tutti negli ultimi vent’anni, sopratutto in Italia, il paese affetto dalla sindrome di Bobby Solo.
Time Will Never Know Your Name è un album più (hard)rock e immediato, con una manciata di anthem che vorremmo assolutamente vedere eseguiti dal vivo. Potentissimi Traindodge