Esce il prossimo 3 marzo 2017 su INRI il secondo album sulla lunga distanza dei Voina. La band di Lanciano perde “Hen”, la seconda parte del nome originario e ci propone un nuovo manuale dedicato alla disillusione, al rifiuto sociale, all’anaffettività e a quella gente che “non è affezionata a nessuno”, per farla con Moravia.
Centro dell’operazione, considerata l’urgenza semplificata della musica, sono proprio le liriche, scritte appositamente per ferire, puntare dritte all’obiettivo senza prendere l’ascoltatore per i fondelli.
Una generazione esautorata anche dai propri sogni (Bere); la normalità dei fondamentalisti dell’ottimismo che giudicano la diversità altrui (Ossa); l’urgenza di sbarazzarsi dai sensi di colpa (Morire 100 volte), dove il futuro è una rogna e non è divertente. C’è persino spazio per una descrizione feroce degli anni Ottanta, quella degli elettrodomestici acquistati a rate e ben descritta dall’ultimo film di Claudio Caligari, un grido anti-celebrativo che si pone anni luce rispetto al recupero modaiolo del decennio che più di trent’anni fa ha acceso la miccia del degrado, oggi ridotto ad elettronica di consumo.
Ai Voina fa schifo anche il Jazz, è certamente una provocazione, ma offre un ritratto perfetto dell’urgenza proletaria che interessa alla band. Il rock come traduzione diretta di un sentimento, senza alcuna mediazione.