domenica, Dicembre 22, 2024

David Bowie – Blackstar: le prime recensioni e la tracklist

Ci separa più di un mese dall’uscita di Blackstar, il nuovo album di David Bowie previsto per l’8 gennaio 2016, ma alcuni dei principali magazine britannici che si occupano di musica hanno già pubblicato la recensione e una serie di ampi approfondimenti sul disco. Vi proponiamo una rassegna stampa.

Sul nuovo numero di Q Magazine uscito ieri 24 novembre 2015, Tom Doyle parla di numerosi livelli che si rivelano ascolto dopo ascolto, tanto che Blackstar, sempre secondo il noto giornalista, potrebbe essere considerato come il quarto capitolo della trilogia berlinese, se non fosse per l’assenza di un vero e proprio classico nella forma del singolo “killer”, come lo sono stati “Heroes”, “Boys Keep Swinging” e “Sound and Vision”. Nonostante questo, per Doyle la presenza degli elementi jazz più sperimentali, collocano Blackstar in una posizione del tutto unica nell’intero catalogo bowiano. Doyle si sofferma anche sulla durata dell’album, parlando di maggiore concisione (poco più di 41 minuti) rispetto a “The Next Day” e di un potere seduttivo che ti spinge a riscoprire il percorso più individualista dell’artista britannico, dove “emergono molte sorprese sonore in ogni momento, per un viaggio non adatto ai deboli di cuore

Rudy Bolly per Classic Pop parla di Blackstar come una delle sorprese più convincenti di tutta la discografia Bowiana, descrivendo l’approccio sperimentale ma anche un calore che ricorda la scrittura di Hunky Dory. Tra i brani sui quali l’editorialista si sofferma viene descritta “Tis a Pity She was a Whore”, completamente ri-registrata rispetto alla prima versione, già b-side di “Sue (or in a season of crime)” dove la voce collide con forti incursioni jazzistiche e la sezione ritmica ricorda l’iperattività di Earthling; “Dollar Days” viene invece definita un’elegia dall’equlibrio melodrammatico e a questo proposito l’autore della recensione cita come riferimenti antipodali entro cui il brano risiederebbe, “When the wind blows” e “A new career in a new town”. Interessante il paragone con la recensione di Q dove “Dollar Days” per spirito e atmosfere viene paragonata a “Sweet Thing”

Sempre per quanto riguarda Q magazine, tra le liriche più controverse e criptiche, vengono citate quelle di “I Cant give Everything away“: “Saying no but meaning yes/ that is all i ever meant/ that’s the message that is sent…

Si accennava alla versione nuova di pacca di “Tis a Pity She was a Whore”, lo stesso trattamento coinvolge anche  “Sue (or in a season of crime)

Oltre ai brani citati, nell’album ci sarebbe anche una traccia intitolata “Lazarus” che sarà inclusa anche nella piece teatrale off-broadway prodotta dallo stesso Bowie.

Il numero di Uncut del gennaio 2016 dedica ampio spazio a Blackstar. Prima di tutto con una lunga intervista a Donny McCaslin che racconta in dettaglio le session di registrazione come un lavoro condotto in modalità aperta, e sopratutto la scelta di concentrarsi su sei brani (a partire dal febbraio scorso) rispetto ai 16 registrati in studio, il tutto partendo da una serie di demo registrati da Bowie stesso a casa sua, insieme a Tony Visconti e ad un batterista. Tra i brani di cui parla c’è “Girl loves me“, da un demo interamente realizzato dal musicista inglese, con una sezione d’archi completamente riscritta da McCaslin e sostituita con un arrangiamento per flauti. Nelle conversazioni musicali avute con Bowie durante le registrazioni McCaslin cita i Boards of Canada, ma anche i Death Grips. Il brano intitolato “Lazarus” era stato inizialmente chiamato “The Hunger” (n.d.r. un riferimento probabile al film di Tony Scott interpretato da Bowie e Catherine Deneuve?) mentre altre tracce (“Wistful” e “Somewhere”) non figurano nell’album.

Il grande Jonathan Barnbrook interviene nello speciale di Uncut raccontando la genesi dell’artwork di Blackstar, concepito come una via di mezzo tra passato e presente, approccio minimale e riferimento al valore del logo (la stella) come punto di arrivo di un percorso che parte dal glam e dagli anni settanta di Bowie.

La recensione del disco parla di un ampio range di esplorazione sonica, di jam tra metal e Jazz, di una scrittura tra le più ispirate degli ultimi decenni per quanto riguarda la carriera di Bowie. Si cita Scott Walker e Diamond Dogs come riferimenti attitudinali ma anche la drammaticità di “Word on a Wing” per quanto riguarda un brano come “I can’t give everything away”, l’unico che sembrerebbe contenere un assolo di chitarra (Ben Monder), ma dal tono completamente meditativo e Frippiano. In conclusione, per Uncut “Blackstar” è l’inizio di una fase completamente nuova per David Bowie.

David Bowie – Blackstar – Tracklist

-Blackstar
-Tis a Pity She was a Whore
-Lazarus
-Sue (or in a season of crime)
-Girl Loves me
-Dollar days
-I can’t Give everything away

Approfondimenti

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David Bowie – Nothing has changed – Mirror, mirror. Su Bowie, Jonathan Barnbrook, l’occhio negato e le immagini bowiane

La sezione di indie-eye dedicata a David Bowie con recensioni e  approfondimenti

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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