giovedì, Novembre 21, 2024

Tin Machine medley videoclip di Julien Temple: l’album e il video di 13 minuti compiono 30 anni

Long form, forma espansa, forma estesa, EPK, Medley. Lunga la strada e la storia dei formati video per promuovere l’uscita di un disco, fuori dalla durata standard del videoclip tradizionale, per come abbiamo imparato a conoscerlo attraverso la nascita delle televisioni tematiche tra gli ottanta e i novanta. Lo speciale con Nancy Sinatra e prodotto dalla ABC per promuovere “Movin’ With Nancy”, la simulazione di un palinsesto impossibile nelle VHS dei DEVO, “Infected” di The The”, il visual album di Bèyonce. Tra questi esempi di album visuali disseminati in un lungo arco temporale, Julien Temple offre un contributo maggiormente legato all’espansione della canzone nel regno del cortometraggio di finzione (i venti minuti di Jazzin’ for Blue Jean per David Bowie) per poi riprovarci cinque anni dopo con la nuova band di Mr. Jones allo scopo di promuoverne il primo dei due album sulla lunga distanza.

La forma del Tin Machine medley è quella più vicina ai cosidetti Electronic Press Kit, dove alla narrazione “making of” si sostituisce la simulazione di un live per consentire il pre-ascolto sintetico delle tracce principali del disco. Nel caso specifico vengono incluse in forma Medley “Pretty Thing”, “Tin Machine”, “Prisoner of Love”, “Crack City”, “Bus Stop”, “Video Crime”, “I Can’t Read”, “Working Class Hero” e la versione quasi integrale di “Under the God”.

Il set è identico per tutti i brani ed è quello del Ritz di NY, dove Temple filma una performance della band in lip sync durante l’aprile del 1989, ricostruendo l’atmosfera di un concerto iper-realista.

Oggi è il trentesimo anniversario dall’uscita del video e dell’album e la Parlophone ha approntato streaming e download ufficiale del video integrale di 12:37 per la prima volta in HD, dopo la “storica” cancellazione dello stesso dalle directories di iTunes nel 2007, per la durata incompatibile con i loro standard, fissati in quel periodo ad un massimo di 10 minuti.

Tin Machine medley video andò in onda in Italia nel maggio del 1989 durante una puntata di Notte Rock, il magazine di Rai Uno curato da Cesare Pierleoni e lanciato esattamente un anno prima. Il video, come dicevamo, simula lo spazio della performance live, come se fosse il racconto concitato della stessa esperienza da due punti di vista diversi, quello dei performer e la percezione del pubblico.

In “Pretty Thing” Bowie prende per i capelli una fan e la solleva dalla folla come fosse un manichino, viene poi trascinato in mezzo alla folla con la modalità del culto mariano, mentre uno degli spettatori morde la caviglia di Hunt Sales che batte in cassa. Temple imposta un’atmosfera post-apocalittica dove i rituali di mosh dancing e stage daving vengono portati all’estremo, in quella relazione non riconciliata tra il ruolo di Bowie e quello del suo pubblico: “This ain’t Rock’n’Roll, This is Genocide.”

Se durante la title track Bowie si confonde tra gli astanti che lo colpiscono in pieno volto, facendogli sputare sangue, “Crack City” separa simmetricamente pit e scena con un setting quasi science-fiction che recupera la distanza algida della performance Bowiana a Berlino filmata da Uli Edel per Christiane F. 
L’illuminotecnica di “I can’t Read” imposta già l’immaginario che vedremo nei live successivi, per uno dei brani più belli tra quelli composti da Bowie insieme ai Tin Machine, presentato nel video in versione censurata, con il verso “i cant read shit” cambiato in “i can’t read it“.

Ma è “Under the God” a rappresentare la sezione più importante di tutto il video, occupando circa 4 minuti dei quasi 13 complessivi. Apice violentissimo di tutta la clip, tra invasioni di palco che sembrano concepite da George A. Romero e un’espansione dello spazio performativo nella dimensione allegorica e rituale, tra musical e concerto, quella stessa che unisce Diamond Dogs al Glass Spider, attraverso un segno tipicamente bowiano per la modalità con cui spettacolo popolare, rock’n’roll e teatro brechtiano approdano ad una dimensione convergente. Crudo e realista, il video si conclude con la band assalita dal pubblico, palco e teatro distrutti, un gruppo di persone rinchiuse in una gabbia, altre che avvicinano l’obiettivo della camera con un ghigno bestiale.

Morte della civiltà, inizio del reality show.

[L’immagine di copertina è l’artwork di “Prisoner of love”, uno dei 12 pollici usciti durante il periodo promozionale di “Tin Machine”, l’album. La foto che ritrae Bowie seduto a bordo palco, è tratta dal video medley di Julien Temple ]

 

 

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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