venerdì, Novembre 22, 2024

Beatrice Martini

beatrice.jpgScrivere sull’imminente Cd di Beatrice Martini è come aprirsi all’invito di scrutare la realtà acustica e sonora attraverso uno squarcio seducente che potremmo equivocare per qualcosa di oscuro e terrificante a causa delle nostre abitudini percettive. E’ comprensibile e forse facile spaventarsi di fronte ad un’esperienza che uscendo dai margini consueti della rappresentazione e mimesi, si immerge nella ricerca dei passaggi che generano quell’occhio o quell’orecchio, a metà tra visibile e invisibile, nella linea che divide il rumore dal baratro del silenzio o del suono non percosso. Il repertorio che le mani di Beatrice esplorano è quello di un mondo ri-generato da tre compositori contemporanei, il cui corpus centrale è decentrato a favore di The Crown of Ariadne, la splendida suite per arpa e percussioni scritta nel 1979 da Raymond Murray Schafer e commissionata dalla Toronto Symphony orchestra per un esecuzione della performer canadese Judy Loman. Il concetto di soundscape, parte dell’impegno teorico di Schafer, non ha niente a che vedere con l’appropriazione globale del termine risucchiato da certa elettronica sicura della propria intelligenza (Idm, non a caso); ai paesaggi sonori schizofonici e narcolettici di un suono sempre uguale a se stesso, saturo ed eSSoterico, privo dello supore infantile, schiavo delle fantasticherie dell’interiorità, nemico di ogni differenza, la performance di Beatrice Martini sostituisce una modalità davvero terrifica e liberatoria, suona contemporaneamente percussioni e arpa, ri-suona con l’ambiente e probabilmente con la sua postura-corpo, cassa di risonanza, soggetto di movimento che mi immagino scalzo e in-fusione con gli oggetti del suono, come nei video di alcune sue performance visibili attraverso il profilo myspace ufficiale. I brani sono stati registrati a Firenze nell’agosto del 2006 con il supporto fonico di Marco Governa; il cd uscirà presto per la this is it, forever e oltre alla suite di Schafer include élégie pour la mort d’un berger di Bernard Andrès e la bellissima Légende scritta da Henriette Renié nel 1901. Ascolto consigliatissimo.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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