Jon Hopkins è tornato con il video di Emerald Rush lo scorso marzo. La clip coinvolge due straordinari creativi come Elliot Dear e Robert Hunter della Blinkink Industries che per l’occasione hanno concepito un esperimento”mixed media”, combinando animazione disegnata a mano e una serie di visual live action, ottenuti giocando con alcune reazioni chimiche entro una piccola cornice di vetro e con una semplice illuminazione da banco. Il viaggio di un ragazzo perso nella foresta, a caccia di una crisalide antropomorfa che clona la sua stessa espressione facciale, approda in riva ad un lago, superficie da attraversare e che rappresenta l’inizio di un vero e proprio trip kubrickiano , memore del viaggio finale di 2001 odissea nello spazio. Al di là dei riferimenti, ciò che colpisce è questa combinazione tra animazione e visuals, con i secondi che assumono una qualità fortemente organica, in grado di trasporre l’animazione stessa in una inedita dimensione performativa.
Ancora una volta il videoclip diventa territorio di trasformazioni e ibridazioni, accolte in una forma breve che ne rappresenta in qualche modo il crocevia. L’attidutine dei visual, tra immagini parametrizzate e la capacità di trasformare la proiezione in un evento vivo, in continua trasformazione e legato alle possibilità performative del Vjing, trova una connessione con l’animazione tradizionale e l’applicazione elettronica dei VFX. L’effetto visuale mantiene una consistenza organica e in qualche modo rilancia l’arte dell’animazione frame by frame, immegergendola in un nuovo, vivissimo, contesto visuale. Hopkins conferma l’interesse per i videomaker che siano in grado di interpretare in modo sinestetico la sua elettronica, tra suggestioni acusmatiche e la trasfigurazione dei suoni urbani. Basta confrontare questo lavoro con quello realizzato da Tom Haines per il video di Collider.