Siamo stati letteralmente travolti e coinvolti dall’intelligenza connettiva di Mario Pischedda, semplicemente con un contatto, un messaggio inviato per segnalargli che ci eravamo accorti del suo festival multimediocre, stasera, al Governo provvisorio di Sassari, ne è venuta fuori una collaborazione deformata e come dice lui consensiva e consensuale; stasera quindi, il suo festival multimediocre anche con un contributo / preludiosonoro (in)certo smembrato da Indie-eye; un pornopreludio re-impostato a partire dal podcast realizzato insieme ai satanicpornocultshop e da chissà cos’altro, in queste ore potremmo (e potreste) mandare/montare/deformare qualsiasi suono o immagine. Proveremo a tracciare. Travolti, si diceva, trainati da una trasduzione di mails, rilette, e ri-postate direttamente o quasi (in)diretta sul suo blog in movimento. Affronto Mario Pischedda con il taglio e il salto ovvero con curiosità vertiginosa e disseminata.
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mariopischeddainmovement, smemorato di Collegno, improbabile autore, cortocircuitista della parola, in sovrappeso, in una età che avanza, ha deciso di aderire a sè in un mondo di espropriati di identità, f/oto/grafa in disordine, canta in solitudine e coltiva senza additivi chimici, l’arte è di tipo istantaneo e nella immagine e nella parola e nel suono e nel video, persegue un progetto entropico, asistematico e disordinato, caotico e stoico, rivoluzionario e conservatore, non ha archivi nè più ricordi che vanno man mano affievolendosi, ogni momento è l’inizio della perenne contraddizione del vivere effimero di ognuno e della tautologia costante e inutile dell’arte e questa angoscia disperata e disperante è quanto cerca di testimoniare nelle rare occasioni che gli vengono concesse o che gli si presentano…perchè tutto è molto inconsistente ed effimero etc. etc. etc. etcì
Morto il libro,non resta che un webdestino da non lettori
Accade una volta ogni dieci anni. Mario “P ixel” P ischedda presenta il suo festival dedicato all’immagine. Artista, fotografo e videomaker irriverente, disilluso e dissidente presenta venerdi sera a Sassari al Governo Provvisorio il Festival Multi Mediocre. Fotografia, petit films e note di dissenso a partire dalle 23. L’artista ritorna in città dopo Estasi Polare, la mostra vivente allestita all’Azuni nel 1997 con video e polaroid. Pischedda, noto fin dagli anni ’80 sulla rivista Frigidaire con il nickname di Pixel in omaggio alla cultura del video ha attraversato indenne il passaggio dall’analogico al digitale. Un percorso completo dalla tv in bianco e nero a quella a colori, dal Commodore al PC e dalla pellicola al digitale. DOPO LA CELEBRAZIONE della Festa del Nulla negli stazzi galluresi il “Mario Pischedda in movement” riparte ed è un concentrato di Pixel-pensiero interattivo che si riversa come un
blob. «Sarà un’orgia video-mediatica » – annuncia il performer. «Dove con macchina fotografica o videocamera o videofonino tutti possono riprendersi senza copyright, perché tutti sono protagonisti».
[Giornale di Sardegna ,mercoledì 28 marzo 2007, p.42 ]
Io non sono mai nato
Né sono mai esistito
Né ho un codice di riconoscimento
È il dolore che mi scuote
E che mi dice a chi appartengo
Capsula provvisoria di carne
Carrozzeria che si deteriora vieppiù
Instabile essenza del mondo mai in pace con sé
Fosse per me non sarei mai voluto essere
Né appartenermi
Ma sta tranquillo che non voglio dare segnali oscuri
Né essere pessimista
Anche se tutto concorre a questo
Mi impongo l’ottimismo con gli altri e la solarità
Anche se poi sotto sotto non è quasi mai così.
Mario Pischedda, arte in movimento alle Giubbe Rosse, a Firenze
la poesia è un cuscino (testi: mariopischeddainmovement / voce: Mariela De Marchi / editor: Benedetta Scardovi )
decuplicatevi
Il decuplicarsi di Mario Pischedda è un antidoto virale contro la blogosfera approntata per i contenuti editoriali, retechiusa che sceglie la sutura del network: patologia, teatrino dell’odio, autoreferenzialità, l’illusione di esserci e di giocare al gioco della verità o della redazione, o a quello del gossip in tempi (ir)reali; dall’idea all’immagine il procedimento che paga è sempre quello dell’illusione ontologica, senza tener conto che nel processo inverso, dall’immagine all’idea, le cose possono rovesciare e biforcare tutte le supposte flagranze messe in scena. il roll di un blog se dovesse far fede al suo nome, dovrebbe rappresentare una verifica incerta, un dispositivo pieno di falle e stimolanti difetti piuttosto che una lobby consensuale di anime collettive impegnate a imbottigliare il traffico intorno ai soliti advertiser. In uno scenario dove il concetto di Identità viene fortunatamente strapazzato i blog mi piacciono nel salto dall’uno all’altro e nella possibilità di crearsi una psicogeografia della navigazione. mariopischeddainmovement. (m.f.)