Mentre SOS è già parte di High-Rise, il nuovo film di Ben Wheatley adattato da un romanzo di JG Ballard, la cover degli ABBA reinterpretata dai Portishead è adesso anche un video ufficiale diffuso nottetempo dai Bristoliani.
Viene confermata la linea inaugurata da Third, sopratutto per quanto riguarda i riferimenti alla musica di John Carpenter. SOS arriva a sette anni di distanza da Chase the tear, la traccia realizzata dai Portishead per Amnesty International e in qualche modo si connette a quell’operazione, ma in un modo più sottile.
Il primo strato è quello delle liriche scritte dagli svedesi, testo sul disorientamento amoroso che Beth Gibbons re-interpreta alla luce di un battito vicino al groove di Assault on precint 13, sintesi aliena tra funk e Blaxploitation raffreddata dai synth analogici. Una dimensione già conosciuta dal Tricky di For Real, singolo pubblicato nel 1999 e contenente una B-Side come Bombing Bastards, brano costruito sul tema di distretto 13.
L’annichilimento amoroso viene sottolineato dallo splendido piano sequenza (di cui non conosciamo origine e autori) che vede la Gibbons al centro di un limbo nero, tra autoritratto e introspezione. Ma quando la sua maschera ci tende la mano, l’assalto diventa una resa ed emerge la dedica a Jo Cox, deputata laburista anti Brexit uccisa dal 52enne Tommy Mair. Il grido d’amore si estende, entrando e uscendo dalle dinamiche della coppia, rompendo le delimitazioni del massacro.
Sempre più grandi i Portishead si servono della rete con modalità completamente differenti dal circo dei Radiohead, ormai un passo indietro rispetto all’era in cui prevedevano i comportamenti connettivi di massa (pensiamo ai Blipvertise, per esempio). In-visibili, i nostri lanciano un sasso nello stagno della sorveglianza di massa e ci tendono una mano al di là dello schermo. Who cares?