Gira ormai da quasi un mese ma vale la pena parlare di uno dei video più interessanti dell’anno diretto dal team di lavoro costituito da Jeff Nicholas, Jonathan Craven e Darren Craig, che per Rihanna hanno realizzato “What Now“, sorprendente lotta tra il corpo irregimentabile della cantante Barbadiana e l’immagine che letteralmente muta e si sfalda come se fosse un virus della memoria. Il trio insiste sulla stessa tecnica adottata per Justin Timberlake in “Tunnel Vision“, dove la sovrimpressione di più corpi con una serie di motivi luminosi, crea questa fusione drammatica tra corpo virtuale e corpo performativo. Da una parte sono video che riportano la centralità del performer sulla linea della lunga storia dell’audiovisivo musicale, e lo fanno con un recupero deciso di quella sperimentazione anti-narrativa che attraversava i videoclip “catodici” dei primi Ottanta, fortemente influenzati dalle intuizioni di Nam June Paik. Ma quello che è interessante in “What Now” è il sincretismo tra il “motore” motion graphic dell’immagine e il corpo che diventa oltre che produttore di segni, forma che li accoglie tutti, fondendoli in una performance visuale e visionaria che sembra sintetizzare animazione, Cgi, video-installazione in un oggetto mostruoso e astratto che si muove nello spazio, rendendolo esperienza percettiva instabile e libera dai confini di un set-limbo. Del resto, anche Rihanna, come al solito, si dimostra interprete straordinaria, fisica, posseduta, ribelle; quasi dovesse generare uno tsunami da un momento all’altro, per distruggere i confini dell’inquadratura che la vorrebbero arresa e confinata in un’arena performativa chiusa.