Kinga Burza è una delle videomaker più importanti del nuovo millennio, nata in polonia è cresciuta in Australia, si è stanziata a londra a partire dal 2005, per firmare un contratto con la Partizan video, la rinomata “video company” che tra gli altri, ha lanciato alcuni dei videoclip storici diretti da Michel Gondry.
Dopo l’apprendistato Australiano quindi, fatto di sperimentazioni su formati ridotti, la Burza realizza tra il 2006 e il 2009 un numero elevato di videoclip per artisti come Thrills, The Rakes, Teenagers, La Roux, Kate Nash. Proprio con questa, nel 2007, gira una serie di clip in largo anticipo con tutto il campionario della videografia “hipster”, ovvero colori sparatissimi, formati ridotti, estetica apparentemente zuccherosa; Foundations del 2007 vince una pletora di premi e diventa una sorta di modello insuperato del genere. Ma il genio della Burza sta proprio nel’intenzionalità video pittorica del suo lavoro, laddove per video-pittura si intende una modalità di utilizzo del digitale come fosse una vera e propria tela per lavorare con la manipolazione del colore e la sperimentazione sulle luci, giusto per fare un esempio sintetico, sono sicuramente video pittorici Ashes to Ashes di Mallet/Bowie, the Lovecasts diretto da Tim Pope per i Cure, e anche molti video della prima era catodica, tra kool and the gang e il “Keef” per Kate Bush. Ed è proprio ispirandosi ai video di “Keef” o di Bruce Gowers che Kinga Burza, per esempio, già nel 2008 gira “back of the van” il video di LadyHawke che è una sintesi citazionistica di quel periodo.
Tra queste istanze, e un amore per i formati ridotti, come per esempio il super 8 di Homecoming, video girato per i Teenagers, piccola elegia sui volti degli adolescenti, i suoi video diventano più precisi e curati dal 2009 in poi; come per esempio quello realizzato per Marina & The Diamond (Hollywood) e uno dei due girati per La roux, il noto “in for the kill“, geniale falso movimento, ambientato all’interno di una macchina, con un utilizzo pittorico di colori, sovrimpressioni, canali alpha ed effetti chroma, il tutto concentrato in uno spazio irreale e possibile che simula movimento all’interno di un’abitacolo che diventa come gli studi performativi classici dei promo video. Una scelta che proveniva dal precedente Quicksand, sempre per La Roux, girato su fondali esotici applicati come fossero dei vecchi chroma televisivi, cosi da spingere il risultato verso l’interesse per la composizione del quadro, il colore, le luci, come in una video installazione o in una video pittura elettronica. Con i Feel cream la Burza prosegue in questa direzione ma dipingendo il corpo di Peaches.
Negli ultimi anni i video di Kinga Burza si sono assestati in modo più controllato sulla forma del “fashion video”, pur mantenendo una forte attenzione per il setting e per i colori di tipo pittorico, basta guardare a questo proposito il video di Elle Me dit realizzato per Mika nel 2011, con una Fanny Ardant vestita rosso fuoco e collocata su sfondi casalinghi iperreali, carta da parati geometrica, oggetti di uso comune disposti come in uno still life coloratissimo.
Ci fa allora molto piacere, e ci sorprende piacevolmente questo nuovo viaggio nel femminile popolare che Kinga Burza ha realizzato per Ellie Goulding , di cui è stato lanciato il 5 gennaio su Vevo il nuovo video intitolato Goodness Gracious; sorprendente dipinto “pop” in movimento, tra solarizzazioni, colori complementari, fosforescenze di oggetti, corpi e paesaggi e addirittura una sorta di action painting elettronica realizzata con il movimento dei corpi, mentre lasciano una scia di colore giocando con la luce e con la video-tela elettronica dello schermo. Il lavoro di Kinga Burza, sicuramente importante anche per autrici come Melina Matsoukas, torna a riappropriarsi del proprio territorio di sperimentazione; splendido