A Francesco Travaglini dobbiamo il videoclip di “Oshena” girato per la geniale e prolifica Falafel Fazz Familia, nell’incarnazione di Tonino 3000. Ma non solo, perché la sua passione per i luoghi periferici e i margini della città, sembrano piano piano caratterizzare lo stile di questo giovane regista di Riccione laureato in architettura e che spesso condivide i suoi lavori con Alberto Magnani.
Il video di “Oshena” e quello de “il neuroscettico” realizzato per il Duo Bucolico, sono piccole anti-elegie dell’abbandono, del brutto architettonico che cambia la percezione della città, dei resti delle discariche che premono sui nostri orizzonti quotidiani. Assistente per il talentuoso Pierfrancesco Bigazzi e alla consolle per l’editing di Freedom, il progetto di videomaking collettivo che veicolava il singolo di Costantino sul modello delle iniziative partecipative di Kevin McDonald, ha una videografia ancora molto ridotta, ma idee precise.
La clip realizzata per “Febbre“, terzo singolo tratto dal secondo album del duo di Gabicce chiamato Gastone, vede al centro un uomo perdersi nell’oscurità boschiva del cimitero degli inglesi che si trova a Gradara. Situato tra Pesaro e Riccione, è un cimitero di guerra del Commonwealth con le tombe disposte a gradoni sul pendio collinare.
Ancora una volta emerge l’attenzione ai luoghi e alle sedimentazioni architettoniche scovate al confine tra civiltà e interruzione della funzione sociale. La dimensione in questo caso è quella di un immaginario e onirico viaggio tra i morti, cercando possibili analogie con le liriche scritte da Leonardo Antinori e Marco Bertuccioli, scritte prima del dicembre 2019, ma assolutamente vicine allo spaesamento post-lockdown.
Senso di perdita e ricerca di nuove coordinate identitarie che abbiamo visto molte volte nei videoclip realizzati in questo periodo, anche per una questione semplicemente pragmatica.
Fatto “di niente”, il videoclip di Travaglini replica il videotaping degli anni 80/90, con un lettering volutamente “brutto”. Accentua la relazione con la luce e il buio filtrato dai dispositivi con minore sensibilità, più inclini al rumore video e a catturare la qualità granulosa del segnale che materializza o disintegra un’immagine.
Un piccolo, ma intenso video di fantasmi.